INTERPELLANZA 2/01390 presentata da BOATO MARCO (MISTO) in data 19980925
http://dati.camera.it/ocd/aic.rdf/aic2_01390_13 an entity of type: aic
Il sottoscritto chiede di interpellare i Ministri dell'ambiente e di grazia e giustizia, per sapere - premesso che: le vicende che stanno interessando i media e l'opinione pubblica in relazione all'autodromo di Monza, che occupa 138 ettari del Parco Reale, sono la diretta conseguenza di innumerevoli serie di abusi, inottemperanze delle norme e convenzioni, che si sono perpetuati fin dal momento dell'installazione del circuito nel 1922 e che sono andati via via aggravandosi negli ultimi decenni, tanto da richiamare finalmente l'attenzione della magistratura; nel 1994 venne intentato presso la pretura di Monza il primo procedimento per inquinamento acustico (attivato da una serie di denunce di cittadini nel periodo 1991-1994) conclusosi nel novembre 1997 con la condanna dei responsabili dell'autodromo, passata in giudicato il 10 luglio 1998; nel 1994 venne intentato il primo procedimento presso la pretura di Monza per denuncia di consiglieri comunali relativa agli abusi edilizi commessi nell'estate dello stesso anno dai responsabili dell'impianto, che si e' concluso in primo grado nel novembre 1997 e confermato in secondo grado il 18 marzo del 1998 dalla corte d'appello di Milano, che ha riaffermato l'esistenza di vincoli ambientali incompatibili con alcune strutture dell'autodromo; durante i giorni del Gran premio di formula uno del settembre 1997 su denuncia del Corpo forestale, la procura della Repubblica presso la pretura circondariale di Monza ha aperto un procedimento nei confronti dei gestori dell'impianto per presunti irregolarita' edilizie e ambientali commesse negli anni dal 1995 al 1997, per un totale di 67 capi d'imputazione contestati a una decina di amministratori regionali, comunali e dirigenti dell'ente gestore. Questo terzo procedimento, che per l'ampiezza e incisivita' dell'indagine della magistratura e per il contesto globalmente abusivo nel quale si colloca avrebbe messo in luce in maniera inequivocabile l'incompatibilita' della permanenza dell'autodromo nel Parco, e' stato oggetto di indebite pressioni di ordine politico e sotto il profilo giuridico e giudiziario, fino a giungere alla revoca della titolarita' dell'inchiesta che, per gli episodi che di seguito sono illustrati, lascia prefigurare forti rischi di annullamento degli elementi probatori fino a quel momento emersi; il 20 agosto 1998 il pubblico ministero dottor Luciano Padula mette sotto sequestro numerose strutture dell'autodromo in base a iniziali 30 capi d'accusa (diventati poi 67) contestati a 10 indagati. Tra queste strutture: 2 sottopassi pedonali di cui uno alla prima curva di Lesmo, 12 tribune "abusive o irregolarmente costruite" lungo il percorso, quasi tutte le recinzioni dell'autodromo, una palazzina della direzione nell'area box, il vialetto tra il centro medico e i paddock e la passerella chiesta dalla Fia (Federazione internazionale automobilismo) per collegare il paddock al viale del Mirabello e, quindi, in occasione del Gran premio all'eliporto e alla tribuna esterna della prima variante, e il sottopasso di Santa Maria alle Selve a Biassono; alcune delle strutture sotto sequestro avevano diritto d'uso nel periodo dal 31 agosto al 15 settembre 1998 per consentire lo svolgimento delle prove e del Gran premio di formula uno del 13 settembre 1998; i dieci indagati, secondo quanto agli atti del pubblico ministero, sono accusati di aver appaltato, diretto o eseguito lavori che vanno dall'abuso classico alla realizzazione senza concessione o con concessione rilasciata da amministratori che hanno compiuto macroscopiche illegalita'; dalle dichiarazioni dello stesso pubblico ministero e dai diritti di utilizzo di gran parte delle strutture sequestrate emerge chiaramente che lo svolgimento del Gran premio non e' mai stato in pericolo. Tuttavia si e' registrata la reazione, secondo l'interpellante pregiudiziale e motivata esclusivamente da interessi di parte dell'Aci, e degli avvocati di difesa (Raffaele Della Valle, Ennio Amodio, Leandro Cantamessa, Ciampoli e Maurizio Boifava), che, sostenendo i presunti rischi di non effettuazione del Gran premio automobilistico, hanno fatto pressione sugli amministratori e alimentato una campagna di stampa creando un clima ingiustificato "da crociata"; all'iniziativa dei legali ha fatto seguito, il 26 agosto 1998, la richiesta da parte del responsabile provinciale di Forza Italia, Domenico Pisani, a nome dell'alleanza di centro-destra che sostiene la giunta monzese e quella di Milano, comproprietaria del parco, di dissequestro delle strutture sigillate; quello che, ad avviso dell'interpellaante e' stato il primo tentativo formale di fermare l'inchiesta del magistrato inquirente e' stata la presentazione di un'istanza di dissequestro rivolta al pubblico ministero Padula, a cui ha fatto seguito un ricorso al tribunale del riesame. Tali richieste sono state sempre accompagnate da ventilate difficolta' a gestire l'ordine pubblico nel caso di mancato dissequestro; il 2 settembre 1998 il sindaco di Monza, Roberto Colombo, si e' recato in procura per incontrare non il pubblico ministero Padula, titolare dell'inchiesta, ma il suo diretto superiore, dottor Di Nunzio, per esprimere la preoccupazione dell'amministrazione comunale sull'eventualita' della non effettuazione del Gran premio automobilistico; tali pressioni, sostenute anche dal presidente del consiglio regionale della Lombardia, Giancarlo Morandi, esponente di Forza Italia, hanno preceduto la decisione del tribunale del riesame che l'8 settembre 1998 ha deciso il dissequestro di gran parte delle strutture, mantenendo sotto sequestro invece le barriere antirumore e sette tribune per le quali comunque era gia' stata concessa la facolta' d'uso per il Gran premio automobilistico, accogliendo solo in parte le motivazioni della difesa; in conseguenza di tali provvedimenti, si sono concretizzate ulteriori reazioni politiche e parlamentari di esponenti favorevoli alle tesi dell'Aci, che gestisce, attraverso una sua societa', il circuito monzese, con il duplice obiettivo di mettere sotto inchiesta l'operato del pubblico ministero Padula e, soprattutto, di creare una legge ad hoc che assicuri ai gestori del circuito una sorta di extraterritorialita' affrancandolo dagli attuali vincoli di legge, volti alla tutela del bene parco di Monza che, com'e' noto, e' stato inserito dal 1967 nell'elenco dei beni culturali di interesse nazionali; l'11 settembre 1998 il procuratore capo della Pretura di Monza, Cesare Di Nunzio, ha revocato al sostituto Luciano Padula l'inchiesta sull'autodromo; il pubblico ministero Padula ha annunciato il 12 settembre 1998 l'intenzione di ricorrere al Csm contro la revoca dell'inchiesta e di far valere le proprie ragioni anche con una denuncia in tribunale -: se non ritenga di dover accertare le ragioni della revoca dell'incarico al pubblico ministero Padula, che all'interpellante appare oggettivamente come un tentativo di insabbiare un'inchiesta che stava assumendo proporzioni tali da porre in discussione la permanenza dell'autodromo nel parco storico; quali iniziative il Governo intenda assumere sotto il profilo della tutela ambientale, dinanzi alla evidente e ribadita, anche dai recenti avvenimenti, incompatibilita' del circuito con la salvaguardia del parco; in particolare quale orientamento intenda assumere in ordine alla richiesta di definizione dell'area in concessione all'autodromo come impianto sportivo, che annullerebbe tutti i vincoli di tutela di quest'area cospicua del parco, e in relazione al regolamento per l'attuazione della legge quadro sull'inquinamento acustico, in via di definizione, con riferimento specifico alla categoria degli autodromi. (2-01390)
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