INTERPELLANZA 2/00606 presentata da PISANU GIUSEPPE (FORZA ITALIA) in data 19970714

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I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro di grazia e giustizia, per sapere - premesso che agli interpellanti risultano i seguenti fatti: dagli organi di stampa si apprendono negli ultimi giorni notizie di inaudita gravita' sui metodi d'indagine e sul comportamento processualmente abnorme del pubblico ministero di Milano Ilda Boccassini, che non avrebbe esitato, a detta di un pentito, ad avvicinarlo, promettendogli una grossa somma di denaro al fine di ottenere dichiarazioni diffamatorie nei confronti dell'ex collega Tiziana Parenti, che, in qualita' di parlamentare, ha espresso severe valutazioni sui metodi d'indagine del pool milanese; in un'intervista rilasciata al quotidiano La Stampa in data 2 luglio 1997, il procuratore capo di Milano, dottor Francesco Saverio Borrelli, replicando alle accuse mosse dall'onorevole Parenti nei confronti del pubblico ministero Boccassini sosteneva: "Ilda Boccassini nega che questo episodio sia avvenuto, le circostanze che Veronese indica nel riferire questo incontro sono assolutamente inverosimili. Veronese dice, infatti; che Boccassini indossava un tailleur di un certo colore e dice di averla incontrata in una certa zona del Palazzo di Giustizia. Ilda non possiede nessun tailleur di quel colore ed in quella zona del Palazzo non e' mai stata. Mi era noto che Veronese aveva detto queste cose. Abbiamo anche avuto contatti con i colleghi di Genova"; in una intervista rilasciata al Corriere della Sera in data 7 luglio 1997 riguardo ai particolari del racconto del Veronese non noti alla stampa e ricordati dal procuratore Borrelli nella suindicata intervista, egli sostiene di averli appresi direttamente per telefono dal procuratore capo di Genova, dottor Monetti; un'agenzia Ansa del 7 luglio 1997 riporta le dichiarazioni del procuratore della repubblica di Genova, dottor Vito Monetti, che smentisce decisamente di aver mai rivelato al dottor Borrelli il citato particolare del tailleur o altri particolari riguardanti le indagini; secondo la medesima notizia di agenzia il "giallo del tailleur" sarebbe nato da un verbale tuttora secretato che non e' stato ancora depositato; ad avviso degli interpellanti e' molto probabile che un ruolo importante abbia avuto la consuetudine di alcune procure di aprire, a tutela della riservatezza, procedimenti "contro ignoti" atti a contenere materiale probatorio che si riferisce a persone fin troppo note; occorre ricordare che quello che oggi al procuratore di Milano Borrelli appare un lecito e doveroso interessamento su indagini che riguardano magistrati della procura, e' apparso al contrario una indebita ed arbitraria interferenza nel lavoro investigativo del Pool, tanto da giustificare un esposto al Csm e l'apertura di un procedimento disciplinare nei confronti dei magistrati romani, quando il dottor Misiani ed il dottor Coiro, venuti a conoscenza dell'esistenza di una indagine a Milano riguardante giudici della capitale, chiesero analoghe informazioni ai colleghi milanesi; e' lo stesso pubblico ministero Boccassini ad aver diretto alcune delle piu' delicate ed importanti indagini condotte dal colonnello Riccio, che e' stato arrestato su ordine della procura di Genova proprio per i metodi illegali con i quali, a parere degli inquirenti, l'ufficiale conduceva le indagini, a suo dire previa autorizzazione dei magistrati competenti; la dottoressa Boccassini nel recente passato ha operato con analoghe modalita' nella conduzione delle indagini sull'"affare Ariosto", che ha portato alla "decapitazione" degli uffici della procura della capitale. Alla base dell'indagine il pubblico ministero Boccassini ha, infatti, posto le dichiarazioni della cosiddetta "superteste", innescando numerose polemiche sia in relazione alle abituati frequentazioni del pubblico ministero con la teste, ammesse e ricordate dalla Ariosto in numerose interviste, sia in relazione a presunti e mai efficacemente smentiti "pagamenti" ricevuti dalla signora Ariosto in cambio delle sue dichiarazioni; il pubblico ministero Boccassini, inoltre, nella conduzione della medesima indagine ha utilizzato come riscontro alle parole della teste un'asserita intercettazione ambientale che avrebbe comprovato il teorema accusatorio e solo dopo numerose richieste da parte dei protagonisti dell'intercettazione e dopo l'emanazione di numerosi ordini di custodia cautelare basati su tale registrazione, la stessa Boccassini ha dovuto ammettere l'inesistenza di qualsiasi conversazione registrata, e di aver fatto passare per intercettazione ambientale quelli che erano solo confusi appunti su tovaglioli di carta da parte di un ufficiale di polizia giudiziaria; durante la discussione al Csm su questo caso, il consigliere di Magistratura democratica dottor Marco Pivetti, ha cosi' duramente giudicato il comportamento del pubblico ministero "Si e' trattato di una scorrettezza molto grave; di una grave violazione delle regole di lealta' che devono governare l'operato di chi, nel processo, non rappresenta interessi di parte ma e' chiamato a rappresentare imparzialmente la legge"; l'11 giugno 1997, e' venuta proprio dal Csm e dal suo vicepresidente, dottor Carlo Federico Grosso, una severa valutazione dei metodi e del comportamento della dottoressa Boccassini. Infatti, commentando la nomina del dottor Vittorio Mele a Procuratore Generale di Roma e ricordando che gia' precedentemente la medesima domanda era stata rigettata in quanto il dottor Mele era rimasto coinvolto nell'"affare Ariosto" e che il Csm aveva in quella occasione sentito la dottoressa Boccassini, il dottor Grosso ha affermato "i sostituti di Milano Ilda Boccassini e Gherardo Colombo, quando ci hanno parlato di Mele - in relazione al "caso Ariosto" non avevano nulla in mano e ci hanno fatto credere di avere chissa' che cosa. Credo che qualcosa da riparare ci sia" (con evidente riferimento alla nomina di Mele - finalmente - a procuratore generale di Roma); il piu' duro atto d'accusa nei confronti del magistrato milanese e dei suoi metodi di conduzione delle indagini e' venuto in tempi non sospetti dallo stesso procuratore capo di Milano, dottor Francesco Saverio Borrelli che il 27 settembre 1991 estromise il pubblico ministero dal cosiddetto "pool della criminalita' organizzata", con tale motivazione: "Individualismo, carica incontenibile di soggettivismo e di passione, indisponibilita' al lavoro di gruppo, mancanza di fiducia verso i colleghi" (si veda Panorama del 26 giugno 1997); il sistematico comportamento della dottoressa Boccassini, ad avviso degli interpellanti, continua ad essere fortemente inquietante ed a provocare legittimi dubbi sull'effettiva tutela, nell'ambito dei princi'pi di legalita', di coloro che finiscono nel suo mirino; in particolare, i comportamenti illegali e le scorrettezze della dottoressa Boccassini sono rivolte nei confronti di indagati, colleghi e testimoni; sino ad ora la dottoressa Boccassini ha goduto di quella che gli interpellanti ritengono una forma di totale impunita' potendo contare sulla solidarieta' dei suoi colleghi del pool milanese, che attualmente condividono i metodi di indagine della stessa; simili comportamenti e metodi, che agli interpellanti appaiono illegali, non possono che gettare forti dubbi nell'opinione pubblica, suscitando legittime preoccupazioni ed ansie nei confronti dell'intera magistratura; la replica del dottor Borrelli alle dichiarazioni accusatorie dell'onorevole Parenti aveva suscitato legittimi dubbi sulla conoscenza da parte della procura milanese di particolari inediti delle vicende oggetto di inchiesta presso la procura di Genova; la circostanza, emersa di recente, che i particolari a conoscenza del dottor Borrelli farebbero parte di verbali secretati e non ancora depositati, unitamente alla decisa smentita del dottor Monetti indicato dal dottor Borrelli come unica fonte di conoscenza di detti segreti di indagine, a parere degli interpellanti, rende palese il grave pericolo di depistaggi delle indagini da parte dei magistrati milanesi o addirittura di tentativi di inquinamento delle prove; non e' piu' tollerabile che la magistratura faccia fronte per proteggere e nascondere abusi e comportamenti, come detto, illeciti che nuocciono in primo luogo alla stessa credibilita' della istituzione -: se, accertati i fatti, intenda intraprendere con immediatezza l'azione disciplinare nei confronti della dottoressa Boccassini, adoperandosi anche affinche' sia disposta la sospensione della stessa dall'ufficio, in modo da evitare ulteriori comportamenti che compromettano il buon andamento e la buona reputazione della magistratura e soprattutto i diritti fondamentali delle persone indagate; se intenda, con urgenza, avviare una ispezione presso la procura della Repubblica di Milano per accertare le eventuali violazioni di legge e le denunciate scorrettezze nei metodi di indagine di tale ufficio. (2-00606)
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INTERPELLANZA 
APREA VALENTINA (FORZA ITALIA) 
BERTUCCI MAURIZIO (FORZA ITALIA) 
BIANCHI VINCENZO (FORZA ITALIA) 
BURANI PROCACCINI MARIA (FORZA ITALIA) 
CALDERISI GIUSEPPE (FORZA ITALIA) 
CAVANNA SCIREA MARIELLA MARIA RITA (FORZA ITALIA) 
CICU SALVATORE (FORZA ITALIA) 
CONTE GIANFRANCO (FORZA ITALIA) 
DI LUCA ALBERTO (FORZA ITALIA) 
FLORESTA ILARIO FERRUCCIO (FORZA ITALIA) 
GUIDI ANTONIO (FORZA ITALIA) 
MAMMOLA PAOLO (FORZA ITALIA) 
MASSIDDA PIERGIORGIO (FORZA ITALIA) 
PALUMBO GIUSEPPE (FORZA ITALIA) 
PILO GIOVANNI (FORZA ITALIA) 
PRESTIGIACOMO STEFANIA (FORZA ITALIA) 
ROMANI PAOLO (FORZA ITALIA) 
SAPONARA MICHELE (FORZA ITALIA) 
VALDUCCI MARIO (FORZA ITALIA) 
VITO ELIO (FORZA ITALIA) 
ARMOSINO MARIA TERESA (FORZA ITALIA) 
BRUNO DONATO (FORZA ITALIA) 
CESARO LUIGI (FORZA ITALIA) 
COLLETTI LUCIO (FORZA ITALIA) 
DEODATO GIOVANNI (FORZA ITALIA) 
DIVELLA GIOVANNI (FORZA ITALIA) 
GAZZILLI MARIO (FORZA ITALIA) 
GIANNATTASIO PIETRO (FORZA ITALIA) 
LEONE ANTONIO (FORZA ITALIA) 
LORUSSO ANTONIO (FORZA ITALIA) 
MARRAS GIOVANNI (FORZA ITALIA) 
POSSA GUIDO (FORZA ITALIA) 
REBUFFA GIORGIO (FORZA ITALIA) 
RUSSO PAOLO (FORZA ITALIA) 
SARACA GIANFRANCO (FORZA ITALIA) 
TABORELLI MARIO ALBERTO (FORZA ITALIA) 
VITALI LUIGI (FORZA ITALIA) 
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