INTERPELLANZA 2/00549 presentata da PAISSAN MAURO (MISTO) in data 19970616

http://dati.camera.it/ocd/aic.rdf/aic2_00549_13 an entity of type: aic

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della difesa, per sapere - premesso che: il settimanale Panorama, n. 23 del 12 giugno 1997, ha pubblicato un'intervista al caporalmaggiore in congedo dal 185^ reggimento artiglieria paracadutisti "Folgore", Michele Patruno, nella quale vengono denunciate torture attuate dai militari italiani ai prigionieri somali durante l'operazione Restore Hope in Somalia; il servizio giornalistico e' accompagnato da fotografie scattate dallo stesso Patruno nel periodo aprile-maggio 1993; la fotografia principale e' stata scattata al campo italiano di Johar, nel 1993, e vi si vede un somalo fatto prigioniero dai paracadutisti della Folgore nudo a terra e sulla sinistra un soldato che sta azionando un generatore di corrente in dotazione ai reparti ed un sottotenente che secondo il racconto del Patruno si prepara ad applicare gli elettrodi ai testicoli della vittima; dal racconto emerge che prima gli elettrodi sarebbero stati applicati alle mani, ma con scarsi risultati e che poi su suggerimento di un ufficiale medico sono stati applicati ai testicoli; i livelli di tortura erano diversi: "si cominciava privando i prigionieri di acqua e cibo, tenendoli legati; pressione psicologica per indurli a parlare, poi si passava a metodi piu' pesanti e si dava libero spazio alla fantasia dei militari" (sigarette accese sul corpo, scosse elettriche, botte, eccetera); per il Patruno le persone torturate "morivano, anche perche' gia' debilitate fisicamente"; sempre da quanto narrato dal Patruno "nel momento degli interrogatori quando avvenivano le torture, era sempre presente un graduato"; secondo il Patruno il comandante della sua squadra era al corrente delle torture; nel racconto si parla anche di perquisizioni nei villaggi in cerca di armi finite spesso con la devastazione delle capanne e la distruzione delle riserve d'acqua; il caporalmaggiore Patruno parla anche di un "gioco crudele" con le tartarughe, che consisteva nel far passare sopra gli animali un furgone per vedere quanto resistevano, con gli ufficiali che non hanno "mai incitato a farlo, ma non ci hanno mai osteggiato"; il Patruno parla di soldati italiani morti in Somalia di cui non si e' avuta notizia, alcuni addirittura uccisi da altri soldati italiani, come a Balad dove "un soldato professionista, andato a mensa aveva dimenticato di scaricare l'arma dalla quale, cadendo, parti' un colpo che uccise un ragazzo", mentre "un altro giovane, forse non bene addestrato si e' ucciso caricando in modo errato un Mg"; il 9 giugno 1993 con l'interrogazione n. 5-01289 del collega Chicco Crippa si chiedeva conto al Governo della denuncia pubblicata sul numero del 15 giugno 1993 del settimanale Epoca dove in alcune fotografie venivano ritratti somali arrestati dai militari italiani tenuti legati in modo barbarico come nel metodo dell'"incaprettamento"; il generale Loi, si affermava nell'interrogazione, ha spiegato che i metodi documentati nel servizio fotografico consistevano nel "legare semplicemente" dei prigionieri; l'interrogazione non ebbe risposta; la procura militare di Roma, secondo quanto afferma Panorama, ha aperto un fascicolo utilizzando il modello 45, in quanto si procede contro persone ignote e in base agli accertamenti fatti dallo Stato maggiore dell'esercito, che liquida il caso configurandolo con un "eccesso di zelo" nell'applicare le regole d'ingaggio, il caso viene chiuso; sul quotidiano la Repubblica di domenica 8 giugno 1997 Yaya Amir, presidente dell'associazione degli intellettuali somali dichiara che "a quell'epoca con un gruppo di 73 intellettuali somali mi ero recato presso il comando del contingente italiano per protestare contro gli atti di violenza con il generale Bruno Loi, che pero' ci fece cacciare in malo modo"; sempre Amir denuncia 34 casi di violenza a danno della popolazione locale da parte del contingente italiano, comprese cinque uccisioni; nel quotidiano Il Mattino dell'11 giugno 1997 in un articolo, Elena Romanazzi scrive: "Qualcuno sapeva. Le torture in Somalia non erano un mistero per il Sismi, che ha seguito la missione Ibis passo dopo passo. Sono diversi i rapporti inviati dal Sismi al Cesis sulla situazione in Somalia dal 1991 al 1994 e custoditi nell'archivio della Presidenza del Consiglio. In uno di questi, quello datato 1993, non si parla solo della missione, ma anche del comportamento di alcuni militari. Si parlerebbe di torture, in un passaggio anche di somali morti e di metodi in alcuni casi "barbari nell'effettuare le catture"; l'ex para' della "Folgore", Michele Patruno, intervenendo a Radio anch'io il 10 giugno 1997 ha affermato che: "Inviai gratuitamente le fotogratie sulle torture ad un paio di giornali quattro anni fa, ma nessuno le pubblico'. Un paio di giornali - afferma il Patruno - non hanno voluto quelle foto, mi hanno detto che non volevano inimicarsi il Governo"; nel numero del 19 giugno 1997 del settimanale Panorama sono state pubblicate altre foto scattate dal soldato "Stefano" a fine novembre del 1993 nella strada tra Mogadiscio e Balad al Check point Demonio. Le fotografie ritraggono una ragazza somala violentata da alcuni soldati italiani. Secondo il racconto del soldato un gruppo di soldati italiani si sta divertendo con una ragazza somala. La toccano. Lei si ritrae. La palpano. Lei cerca di scappare verso le sue amiche poco distanti, spaventate. Urla e si dimena. I militari ridono sempre piu' vigorosamente quasi a coprire gli strilli terrorizzati della giovane donna. I dieci para' arrivati insieme a Stefano se ne accorgono. Ma l'obbligo di andare a interrompere il gioco e' l'ultimo dei loro pensieri, e' l'ultima delle preoccupazioni. Anzi, decidono cosi': "Andiamo a divertirci anche noi"; Stefano racconta: "Prima abbiamo cominciato a dare pizzicotti, a toccare. Qualcuno aveva in mano una bomba illuminante. E ha detto mettiamola qua, mettiamola su, mettiamola giu'. Attacchiamo la ragazza al carro armato! Abbiamo cominciato a spingerla, da dietro la tenevano, l'hanno legata al Vcc con una corda alle gambe. Non contento qualcuno, dopo un po', ha spalmato sulla bomba della marmellata. Per farla entrare meglio"; il soldato Stefano afferma che: "Quando gli ufficiali volevano divertirsi, tutta la banda gli andava dietro. E quella sera e' stato cosi'"; il militare afferma di aver visto altri fatti del genere, ma di non averli fotografati e che questi fatti lo tormentano, come quello "per esempio di sparare addosso a della gente"; alla domanda del giornalista "se rifarebbe il para'", Stefano risponde: "Non so. Allora ero esaltato. Eravamo tutti esaltati. Ero parecchio convinto. Non si poteva stare in quell'ambiente senza essere esaltati"; dopo queste prime testimonianze, altri organi d'informazione hanno riportato denunce di altri militari rispetto ad altri episodi di violenza avvenuti in Somalia -: quale sia il giudizio del Governo in ordine ai fatti denunciati. Tale interrogativo e' d'obbligo anche alla luce di talune infelici affermazioni del Ministro della difesa Andreatta, che collegavano gli agghiaccianti comportamenti di alcuni nostri militari al fenomeno della goliardia; se il Governo non rilevi anche un aspetto di tipo razzistico nei comportamenti denunciati; se il Governo ritenga ammissibile che, come e' stato raccontato, la cerimonia dell'alza bandiera di alcuni reparti sia accompagnata dal saluto romano; se il Governo non ritenga che i corpi cosi' detti speciali (brigata "Folgore" e reparti analoghi) si siano trasformati di fatto in palestre ed in accademie di violenza e se abbia senso la loro permanenza e il loro utilizzo in operazioni di pace; se il Governo, anche alla luce dei fatti denunciati, non ritenga rischiosa e pericolosa la proposta di un modello di difesa fondato solo su professionisti e volontari; se il Governo non intenda predisporre un rapporto definitivo sulla missione in Somalia in cui venga fatta chiarezza su questi pesanti episodi denunciati; dopo le denunce del 1993 come mai il Governo non abbia fatto eseguire un'accurata indagine; se corrisponda al vero che alcuni rapporti dei servizi segreti riguardano alcuni comportamenti dei nostri militari e se non ritenga opportuno che questi vengano declassificati e resi pubblici; se il Governo non ritenga necessario provvedere a disporre misure amministrative cautelari nei contronti degli ex militari che hanno provveduto alle denunce sulle violenze in Somalia. (2-00549)
xsd:string INTERPELLANZA 2/00549 presentata da PAISSAN MAURO (MISTO) in data 19970616 
xsd:integer
19970616-19970617 
INTERPELLANZA 2/00549 presentata da PAISSAN MAURO (MISTO) in data 19970616 
INTERPELLANZA 
DALLA CHIESA FERNANDO (MISTO) 
PECORARO SCANIO ALFONSO (MISTO) 
BOATO MARCO (MISTO) 
CENTO PIER PAOLO (MISTO) 
DE BENETTI LINO (MISTO) 
GALLETTI PAOLO (MISTO) 
GARDIOL GIORGIO (MISTO) 
LECCESE VITO (MISTO) 
PROCACCI ANNAMARIA (MISTO) 
SCALIA MASSIMO (MISTO) 
TURRONI SAURO (MISTO) 
xsd:dateTime 2014-05-15T09:27:24Z 
2/00549 
PAISSAN MAURO (MISTO) 

blank nodes

data from the linked data cloud

DATA