INTERPELLANZA 2/00268 presentata da REBUFFA GIORGIO (FORZA ITALIA) in data 19961030

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I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri dell'industria, del commercio e dell'artigianato e di grazia e giustizia, per sapere - premesso che: nel corso di un'intercettazione telefonica di una conversazione avvenuta il 10 gennaio 1996, pubblicata su Il Giornale in data 24 settembre 1996, il banchiere Pacini Battaglia contattava con il cellulare Enrico Mineni, presidente del consiglio di amministrazione della Impresa Unione spa, avente per oggetto sociale lavori pubblici in appalto e in concessione e costruzione di reti per gas e per acqua; il giudice di La Spezia, che ha disposto l'intercettazione indicata, scrive in proposito che "la telefonata evidenzia chiaramente come vengano elargite tangenti ai vertici Eni per ottenere la concessione di contratti..."; nel corso della conversazione registrata, Mineni pronuncia le frasi seguenti: "il Tronchetti mi disse io non voglio nulla... e questo fece l'accordo con Rocco e dicemmo, noi 300 milioni per essere levati dalla lista nera non te li diamo piu', perche' se ti diamo 2 miliardi del lavoro grosso non ti diamo piu' 300 milioni, si intende che se perdiamo il lavoro grosso ti diamo ugualmente 300 milioni purche' si pigli qualsiasi lavoretto si piglia... a questo punto abbiamo levato i 300 milioni, abbiamo preso il lavoretto non si perde il lavoro grosso, ci tocca dare 300 milioni, se noi si vince il lavoro grosso gli si deve dare 2 miliardi e' chiaro fino qui? Dopodiche' io ritornai dal Tronchetti e gli dissi: questo due giorni fa, ritorna da Rocco, e gli dici: che dato che per vincere il lavoro grosso dobbiamo fare gli accordi, io ho sempre figurato come socio dell'Unione, non ho parlato come ... dobbiamo fare degli accordi con delle altre imprese, senno' si rischia di perdere il lavoro grosso, vienci un po' incontro sui 2 miliardi quando noi si e' vinto il lavoro, Rocco disse vediamo di non venirvi incontro sugli Eni impianti, ma vediamo di chied... che voi mi chiediate eventualmente altre cose che l'impresa Unione ha bisogno eventualmente, questo inc. il discorso fatto due giorni fa al che io chiamai tuo zio e gli dissi se per combinazione quando voi avete vinto la gara grossa quelli mi chiedono di chiudere le cose contestate, o le lasciate fuori e noi siamo capaci di dire a Rocco va bene 2 miliardi ma ci devi anche chiudere questa ... se la Snam ce la vuol chiudere, bimbo mio, guardiamo di chiudere a favore nostro perche' almeno ci leviamo di culo la spesa di Rocco, questo ..."; dalle affermazioni riportate si evince che Rocco, presidente del collegio sindacale dell'Eni, chiedeva al Mineni il pagamento da parte di una tangente "minima", di trecento milioni, per l'estromissione dalla "lista nera" di imprese, vicine a Pacini Battaglia e possibili appaltatrici dei lavori dell'Eni, e di una tangente "massima", di due miliardi, da pagare solo in caso di aggiudicazione di un lavoro grosso; in particolare il Mineni e il Rocco si trovano d'accordo nell'impegnarsi ad ottenere che all'impresa del Mineni fosse aggiudicato il "lavoro grosso"; effettivamente, come risulta da un comunicato dell'Eni in data 24 settembre 1996, l'impresa Unione presieduta dal Mineni ha ottenuto un appalto dalla Snam per lavori di valore di 55,1 miliardi di lire; nel corso della conversazione suindicata, al dubbio espresso da Pacini Battaglia sull'effettivo potere dei "presidenti": "...i presidenti contano ma...", Mineni ribatte con la seguente affermazione: "Gli Zaghi ancora di piu'", con evidente riferimento a Giovanni Zago, amministratore delegato della Immobiliare metanopoli, del gruppo Snam; in un successivo passo del colloquio, Pacini Battaglia afferma con riferimento a Rocco: "...noi abbiamo una porta aperta sull'Eni che e' il capo del collegio sindacale, non sara' un granche', ma insomma qualche cosa abbiamo, visto che funziona; a quanto pare, la lobby delineata in queste inquietanti frasi ha effettivamente funzionato, visto che l'appalto "grosso" e' stato affidato all'impresa protetta; inoltre, nel corso di una conversazione intervenuta in data 11 gennaio 1996 (almeno stando a quanto pubblicato da Il Mondo in data 26 ottobre 1996), Pacini Battaglia parla con Enrico Mineni di un grosso affare con il gruppo francese Lyonnaise des eaux, prospettando l'ipotesi della cessione del cinquanta per cento della Impresa Unione alla Elyo, sub-holding del gruppo Lyonnaise; condizione per la realizzazione di tale affare sarebbe "il rientro dell'impresa italiana nel sistema degli appalti Eni", per il quale Giorgio Rocco, presidente dei sindaci dell'Ente petrolifero, si sarebbe gia' impegnato; da un articolo apparso sul settimanale L'Italia in data 4 agosto 1995, risulta che l'inchiesta condotta dalla magistratura inquirente sull'Eni venne trasferita da Roma a Milano quando la procura di Milano apri' un'inchiesta sull'allora portavoce di Forlani Enzo Carra; nel suddetto articolo si riferisce che, nonostante la magistratura romana fosse pervenuta a scoprire che Franco Bernabe', attuale amministratore delegato dell'Eni, avesse, nella sua qualita' di consigliere d'amministrazione di Enimont, agito come "uomo chiave del famoso Gruppo di valutazione, che nel novembre del 1990 determino' il prezzo del 40 per cento che Gardini voleva vendere in una "forbice" compresa tra il 2.650 e i 2.850 miliardi... troppi per una societa' che, riacquistata dal cane a sei zampe avrebbe perso tra il 90 e il 92 qualcosa come 5.000 miliardi", la posizione di Bernabe' fu estromessa dalle indagini della Procura di Milano, tanto che "il filone dell'inchiesta romana della supervlutazione Enimont, chiave di volta della maxitangente, si perde nelle nebbie del Palazzo di Giustizia milanese; dal suddetto articolo, si apprende che al primo interrogatorio di Paolo Ciaccia, amministratore delegato della Saipem, dinanzi al pubblico ministero milanesi Di Pietro e Colombo, "evento piu' unico che raro nella storia di Tangentopoli, assiste nientemeno che Bernabe' in persona"; nel corso di tale interrogatorio Ciaccia in 48 pagine di verbale "inchiodo' tutti i nemici di Bernabe'"; Colombo e la famiglia risulterebbero ospiti a Bocca di Cadore nel complesso turistico Eni, dal 20 dicembre del 1993 al 4 gennaio del 1994, "recandosi cioe' a fare vacanza in un luogo controllato proprio dal gruppo pubblico su cui sta indagando"; nel processo Enimont, Bernabe', mai neppure indagato, "siede in aula come testimone"; la posizione di testimone del Bernabe' apparirebbe poco plausibile, posto che sarebbe stato proprio lui, in quanto direttore della programmazione e controllo dell'Eni, a ricevere "mensilmente i budget delle societa' caposettore, che sotto la voce "oneri diversi" riportavano alla lira, i pagamenti in nero fatti a sponsor e partiti"; anche Luigi Meanti, presidente dell'Eni, "naturalmente affidato alla protezione di Stella", sarebbe stato escluso dalle indagini, nonostante "fosse pesantemente tirato in ballo da una prova documentale consegnata al sostituto Colombo da Pigorini: un foglietto autografo dove l'allora vicepresidente della Snam indica il nome Omar Yahia, potente mediatore algerino, quale intermediario che l'Eni doveva pagare se si voleva giudicare, come poi accadde, l'assegnazione per il multimiliardario gasdotto che ancora oggi pompa il gas dal Nord Africa fino alle nostre case"; in un'interrogazione parlamentare del 19 giugno 1996, si chiedeva di sapere se l'Eni avesse stipulato convenzioni o contratti o intrattenuto rapporti professionali e per quali importi con uno specifico studio professionale e che tale studio potrebbe essere lo studio Stella di Milano -: quali iniziative ispettive intenda assumere per accertare, in considerazione dei pesantissimi coinvolgimenti dei vertici Eni in vicende di rilevanza penale, se siano state compiute da parte della magistratura, che ha indagato sulle vicende Eni, tutte le attivita' necessarie all'individuazione di tutti coloro che abbiano commesso gravi reati nell'assegnazione di commesse pubbliche gestite dall'Eni o societa' allo stesso collegate; quali misure intenda assumere per accertare se da parte della procura della Repubblica di Milano siano stati effettivamente commessi gravi abusi denunciati nell'articolo suindicato, e comunque desumibili dal contesto delle intercettazioni disposte dall'autorita' giudiziaria di La Spezia; quali iniziative intenda assumere per accertare se Giovanni Zaghi, amministratore delegato della Saipem risulti o meno legato da rapporti di stretta parentela al presidente dell'Eni Franco Bernabe', e, in particolare, se siano individuabili responsabilita' penali e/o disciplinari a carico di singoli magistrati della procura della Repubblica di Milano o di suoi dirigenti e di altri, nonche' per quali ragioni il vertice della Snam-Eni abbia deciso di togliere dalla lista nera la societa' Impresa unione spa di Enrico Meneni. (2-00268)
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