MOZIONE 1/00733 presentata da DI STANISLAO AUGUSTO (ITALIA DEI VALORI) in data 20111020
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Atto Camera Mozione 1-00733 presentata da AUGUSTO DI STANISLAO testo di giovedi' 20 ottobre 2011, seduta n.539 La Camera, premesso che: nel «2004 Statistical Compendium on Allied Contributions to the Common Defense» il rapporto ufficiale reso noto dal Dipartimento della difesa degli Stati Uniti, alla pagina «B-10» c'e' la scheda che riguarda l'Italia in cui si legge che il contributo annuale alla «difesa comune» versato dall'Italia agli Usa per le «spese di stazionamento» delle forze armate americane e' pari a 366 milioni di dollari. Tre milioni, spiega il documento ufficiale, sono versati cash, mentre gli altri 363 milioni arrivano da una serie di facilitazioni che l'Italia concede all'alleato: si tratta (pagina II-5) di «affitti gratuiti, riduzioni fiscali varie e costi dei servizi ridotti»; nel caso delle basi americane, il 41 per cento dei costi totali di stazionamento sono a carico del Governo italiano: il dato e' riportato alla pagina B-10. Alla tabella di pagina E-4 sono invece messi a confronto gli alleati: piu' dell'Italia pagano solo Giappone e Germania; inoltre in base agli accordi bilaterali firmati da Italia e Usa nel 1995, se una base americana chiude, il nostro Governo deve indennizzare gli alleati per le «migliorie» apportate al territorio, con un ulteriore vincolo: se l'Italia intende usare in qualche modo il sito entro i primi tre anni dalla partenza degli americani, Washington ricevera' un ulteriore rimborso; l'allora Ministro della difesa Arturo Parisi ebbe a dichiarare, dinanzi alla Camera dei deputati, il 19 settembre 2006, che esistono ufficialmente otto basi Usa in Italia disciplinate sulla base accordi bilaterali Italia-Usa. Secondo una precisazione pubblicata dagli autori della prassi italiana diritto internazionale nell'Italian Yearbook of international Law, le otto basi (o meglio basi e infrastrutture) degli Stati Uniti in Italia sarebbero le seguenti: a) aeroporto di Capodichino (attivita' di supporto navale) b) aeroporto di Aviano, Pordenone (31 o stormo e 61° gruppo di supporto regionale; c) Camp Derby (Livorno); d) la base di Gaeta, Latina; e) la base dell'Isola della Maddalena; f) la stazione navale di Sigonella; g) l'osservatorio di attivita' solare in San Vito dei normanni; h) una presenza in Vicenza e Longare; il trattato fondamentale che disciplina lo status delle basi americane in Italia e' l'accordo bilaterale sulle infrastrutture (Bia), stipulato tra Italia e Stati Uniti il 20 ottobre 1954. Tale trattato, noto agli specialisti come «accordo ombrello», non e' mai stato pubblicato. Secondo un autorevole commentatore, esso fu firmato dall'allora Ministro italiano degli esteri (Giuseppe Pella) e dall'ambasciatrice Usa in Italia (Clara Booth Luce); si tratta quindi di un accordo in forma semplificata che stabilisce, tra l'altro, il tetto massimo delle forze Usa che possono stazionare in Italia; quanto alle armi convenzionali, proibite da trattati ratificati dall'Italia ma non dagli Stati Uniti, dovrebbe essere chiarito, come politica generale, che queste non possono essere detenute in basi americane in Italia; studi di ricerca specializzati hanno affermato che pur considerando le basi americane come una bilateralizzazione dell'articolo 3 del Trattato Nato, bisognerebbe affermare che la base dovrebbe essere usata per scopi strettamente difensivi, cioe' qualora l'Italia o altro membro dell'Alleanza sia oggetto di un attacco armato. Ma il reale uso della base smentisce questo assunto. Il concetto di sicurezza si e' ampliato e la Nato ha ormai intrapreso una serie di missioni, che vanno ben oltre la nozione di legittima difesa contro un attacco armato. Anche la nozione di attacco armato si e' ampliata con l'espandersi della minaccia terroristica e l'attacco alle Torri gemelle; un uso delle basi per fini diversi da quelli stabiliti dal trattato, sia come missioni ex articolo 5 sia come missioni non-articolo 5 non dovrebbe essere consentito. Anche tale assunto, pero', viene smentito dalla prassi. Durante il conflitto iracheno, la base di Vicenza fu usata, anche se l'uso consentito fu limitato, avendo l'Italia aderito ad una politica di non-belligeranza. Questa e' prevedibile se si hanno basi straniere sul territorio nazionale, poiche' la neutralita' perfetta, che comporterebbe l'internamento di uomini e materiali, non puo' essere mantenuta; c'e' inoltre il pericolo di un utilizzo della base contrario al diritto internazionale. Da un rapporto del Consiglio d'Europa si apprende che la base di Aviano e quella di Ramstein (Germania) sarebbero state usate per operazioni di extraordinary rendition. L'individuo catturato sarebbe stato poi consegnato ad un paese dell'altra sponda del Mediterraneo e sottoposto a tortura. L'arresto di individui con procedure extragiudiziali e' procedura in violazione del diritto internazionale e costituisce un trattamento inumano e degradante - aggravato, a quanto sembra, dalla successiva sottoposizione a tortura dell'individuo. Ovviamente l'extraordinary rendition non rientra tra gli usi consentiti della base. Si tratta di un uso in violazione del diritto internazionale, la cui illiceita' non e' superabile neppure qualora lo stato territoriale abbia acconsentito all'operazione; all'interno di questo scenario gli Stati Uniti mantengono 90 bombe nucleari in Italia, cosi' come confermato da un rapporto dell'associazione ambientalista americana Natural Resources Defense Council: 50 ad Aviano (Pordenone) e 40 a Ghedi Torre (Brescia). Altre circa 400 sono dislocate in Germania, Gran Bretagna, Turchia, Belgio e Olanda. Sono bombe tattiche B-61 in tre versioni, la cui potenza va da 45 a 170 kiloton (13 volte maggiore di quella della bomba di Hiroshima); L'Italia per conciliare gli obblighi derivanti dal Trattato di non proliferazione con la presenza di armi atomiche ricorre al sistema della «doppia chiave». Le armi nucleari restano in possesso degli Stati Uniti e sotto il suo stretto controllo. Solo gli Usa potranno decidere se ricorrere all'arma nucleare. Tuttavia l'uso e' consentito solo dopo autorizzazione dello stato territoriale, cioe' dell'Italia. In questo modo solo formalmente l'Italia non esercita alcun controllo sulle testate nucleari Usa e quindi la loro presenza non e' incompatibile con il Tnp. Tuttavia, non sono pubblici i dettagli del sistema connesso alla doppia chiave; le bombe sono tenute in speciali hangar insieme ai caccia pronti per l'attacco nucleare: tra questi, i tornado italiani che sono armati con 40 bombe nucleari (quelle tenute a Ghedi Torre). A tal fine, rivela il rapporto, piloti italiani vengono addestrati all'uso delle bombe nucleari nei poligoni di Capo Fra-sca (Oristano) e Maniago II (Pordenone); cio' viene confermato ufficialmente, per la prima volta, nel Nuclear Posture Review 2010, dove si afferma che «i membri non nucleari della Nato posseggono aerei specificamente configurati, capaci di trasportare armi nucleari»; il 26 febbraio 2010 i Ministri degli affari esteri di Germania, Paesi Bassi, Belgio, Lussemburgo e Norvegia hanno inviato una lettera al Segretario generale della Nato per richiedere l'apertura di un dibattito, gia' nel corso della conferenza dei Ministri degli affari esteri dell'Alleanza atlantica del 22 aprile 2010 a Tallin in Estonia, sul ritiro delle armi nucleari tattiche statunitensi presenti sul territorio europeo. L'istanza avanzata dai cinque Paesi europei sembra collocarsi all'interno di una prospettiva coerente con la nuova strategia anticipata da Obama; ad aprile 2010 Barack Obama e Dimitri Medvedev firmano uno «storico» trattato per la riduzione delle armi nucleari. Annunciano «un mondo piu' sicuro». Parlano di una «nuova era» nelle relazioni tra le due superpotenze ex-nemiche della guerra fredda, proclamano il superamento di tensioni e diffidenze ancora recenti; il 28 maggio 2010, dopo quasi un mese di lavori, si e' conclusa a New York la conferenza quinquennale di revisione del trattato di non proliferazione nucleare: i 189 Paesi membri hanno approvato un documento finale di 28 pagine nel quale si dettagliano i passi successivi nella strada verso il disarmo globale. In sostanza le cinque potenze nucleari riconosciute (Stati Uniti, Russia, Gran Bretagna, Francia e Cina) si impegnano ad accelerare la riduzione degli arsenali, a diminuire l'importanza strategica delle armi nucleari e a presentare un rapporto sui progressi di tali iniziative nel 2014. Inoltre, viene indetta per il 2012 una Conferenza internazionale «per la denuclearizzazione del Medio Oriente» e l'eliminazione dalla regione di altre armi di distruzione di massa; la risoluzione n. 1887, adottata nel mese di settembre 2009 dal Consiglio di sicurezza dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), prefigura un mondo senza armi atomiche, esortando i Paesi a rafforzare il Trattato di non proliferazione nucleare (Tnp). Il documento «chiede a tutti gli Stati che non fanno parte del Tnp di entrare nel Trattato come Stati non nucleari, in modo da raggiungere l'universalita' in una data prossima». Il primo pilastro del Tnp e' il disarmo nucleare: ma si tratta di un Trattato discriminatorio, in quanto alcuni Paesi, i cinque che avevano effettuato un test nucleare prima del gennaio 1967 e che sono anche i membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell'ONU, sono autorizzati a possedere le armi nucleari, mentre cio' e' interdetto agli altri Paesi aderenti al Trattato, che sono percio' definiti «Paesi non nucleari» nel Trattato stesso. Nello spirito del Tnp questa discriminazione e' provvisoria. I Paesi nucleari sono infatti tenuti a procedere speditamente e in buona fede alle trattative per l'eliminazione delle loro armi nucleari. Il secondo pilastro e' la non proliferazione: a nessun Paese membro del Trattato e' consentito trasferire o ricevere armi o esplosivi nucleari o parti di essi. Nessun Paese nucleare puo' fornire assistenza per la costruzione di esplosivi nucleari a Paesi non nucleari, ne' affidare il controllo diretto o indiretto di armi nucleari a Paesi non nucleari. Inoltre, tutti i Paesi non nucleari devono concordare con l'Agenzia internazionale dell'energia atomica (AIEA) di Vienna le procedure di controllo delle proprie attivita' nucleari pacifiche. Infine il terzo pilastro del Tnp riguarda il diritto inalienabile dei Paesi membri del Trattato a sviluppare energia nucleare per scopi pacifici e a ricevere l'assistenza relativa; in questo scenario il Governo di coalizione tedesca ha elaborato la proposta di rimuovere le armi atomiche attualmente esistenti in Germania. Ad assumere la leadership per l'eliminazione delle armi nucleari in Europa sono poi stati i Paesi del Benelux, primo fra tutti il Belgio, sostenuti dalla Norvegia, che tuttavia non ospita armi nucleari sul suo territorio. Anche l'Olanda ha avviato un dibattito in merito. La Corte internazionale di giustizia, nel parere del 1996 sulle armi nucleari, ha affermato che il loro uso e' contrario al diritto internazionale umanitario; l'Italia ha ratificato tutti i piu' importanti strumenti di diritto umanitario, ma, avendo sul proprio suolo armi nucleari, e' stata costretta a effettuare una dichiarazione secondo cui il protocollo addizionale alle Convenzioni di Ginevra non si applica alle armi nucleari. Il parere della Corte internazionale di giustizia, inoltre, ha confermato che il possesso delle armi nucleari e la stessa deterrenza nucleare non sono contrari al diritto internazionale. Il parere in questione, pero', ha stabilito che l'uso dell'arma nucleare e' sottoposto alle regole del diritto internazionale umanitario. L'Italia dovrebbe pertanto ritirare la riserva interpretativa al I Protocollo addizionale alle quattro Convenzioni di Ginevra del 1949, che stabilisce che il I Protocollo non si applica alle armi nucleari. Inoltre c'e' l'obbligo di uno Stato non nucleare, membro del Tnp, di non possedere o ricevere armi nucleari. Per aggirare l'ostacolo e' stato escogitato il sistema per cui l'ordigno nucleare puo' essere impiegato dallo Stato nucleare, purche' non vi sia l'opposizione dello Stato non nucleare sul cui territorio le armi sono stanziate rischiando di andare contro lo scopo e l'oggetto del Tnp; durante il vertice di Lisbona tenutosi nel mese di novembre 2010 risulta che si sia presa in considerazione la possibilita' da parte dell'Italia e della Turchia di accettare una riallocazione dell'arsenale europeo concentrandolo sul proprio territorio e precisamente nelle basi sotto controllo degli Usa di Aviano in Italia e Incirlik in Turchia; risultano, inoltre, oltre ad Augusta e Napoli, altri nove porti italiani in cui vengono periodicamente ospitati sottomarini o unita' navali a propulsione nucleare (Brindisi, Cagliari, Castellammare di Stabia, Gaeta, La Maddalena, La Spezia, Livorno, Taranto e Trieste); e' altresi' di dominio pubblico la presenza di oltre 100 basi ed installazioni logistiche e militari USA e NATO che, dal 1945, occupano parcelle importanti del nostro territorio nazionale con statuto extra-territoriale; tenuto conto che da recenti cablo sull'Italia venuti in possesso di WikiLeaks emerge che Washington, in cambio del sostegno al Governo Berlusconi, chiede la massima collaborazione in campo militare e considera l'Italia «una piattaforma strategica unica per le truppe Usa, permettendoci di raggiungere facilmente le aree turbolente del Medio Oriente, dell'Europa orientale e dell'Africa. E con Africom sara' partner ancora piu' significativo della nostra proiezione di forza». (Africom sta per Africa Command che e' il comando responsabile delle operazioni militari americane in Africa che a fine 2009 si e' insediato a Vicenza); restano ferme la lealta' e la reciprocita' dei rapporti con il Governo americano che devono sempre e comunque iscriversi in relazioni di pari dignita', impegna il Governo: a rendere noti e pubblicare gli accordi che regolano lo status delle basi USA presenti sul territorio italiano, al fine di una maggiore trasparenza sulle decisioni relative agli impegni convenzionali concernenti le basi; a valutare se l'attuale regime delle basi e delle istallazioni USA sia ancora compatibile con il mutato assetto dei rapporti internazionali; a rendere noto il sistema della «doppia chiave» e a ritirare la riserva interpretativa al I Protocollo addizionale alle quattro Convenzioni di Ginevra del 1949, che stabilisce che il I Protocollo non si applica alle armi nucleari; a chiarire la posizione tenuta dall'Italia durante l'ultimo vertice di Lisbona relativa alla possibilita' di ricevere parte dell'arsenale europeo di armi nucleari nella base di Aviano. (1-00733) «Di Stanislao, Di Pietro, Donadi».
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MOZIONE 1/00733 presentata da DI STANISLAO AUGUSTO (ITALIA DEI VALORI) in data 20111020
MOZIONE
DONADI MASSIMO (ITALIA DEI VALORI)
DI PIETRO ANTONIO (ITALIA DEI VALORI)
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DI STANISLAO AUGUSTO (ITALIA DEI VALORI)