MOZIONE 1/00173 presentata da PALAGIANO ANTONIO (ITALIA DEI VALORI) in data 20090511

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Atto Camera Mozione 1-00173 presentata da ANTONIO PALAGIANO testo di lunedi' 11 maggio 2009, seduta n.174 La Camera, premesso che: dalla fine degli anni '80, l'epidemia di HIV/AIDS e' divenuta uno dei principali problemi sanitari e una delle grandi priorita' dell'Unione europea. L'Unione europea ha concentrato la propria azione su: a) promozione della prevenzione e di una sempre maggiore sensibilizzazione; b) migliore sorveglianza della malattia; c) costituzione di reti per connettere fra loro i principali soggetti che lottano contro l'HIV/AIDS; d) una piu' agevole diffusione delle buone pratiche; l'Unione europea ha, inoltre, istituito organismi importanti per lo scambio d'informazioni e il coordinamento delle attivita', a beneficio degli Stati membri e dei Paesi vicini, ed e' attiva anche nei Paesi in via di sviluppo, fornendo, inoltre, un notevole sostegno al fondo mondiale per la lotta all'HIV/AIDS e ad altre istituzioni, al fine di rafforzare le misure e le azioni gia' adottate, in modo che apportino un valido contributo alla riduzione dell'epidemia di HIV/AIDS in futuro; in Italia, come nel resto del mondo occidentale, il fenomeno HIV/AIDS si presta ormai a una doppia lettura contrastante: a) l'aspetto positivo e' che l'incidenza di AIDS (la malattia conclamata), che aveva toccato una punta massima di oltre 5500 nuovi casi nel 1995, e' andata diminuendo a partire da meta' del 1996. Ad oggi, sin dall'inizio dell'epidemia, i casi segnalati sono 60.346. La prevalenza di persone viventi con AIDS nell'ultimo anno e' in aumento (si stimano oltre 21.500 pazienti viventi con AIDS); la diminuzione dei nuovi casi di AIDS non e', pero', da attribuire a una diminuita incidenza delle nuove infezioni da HIV, quanto piuttosto all'effetto della terapia antiretrovirale combinata che ha rallentato la progressione della malattia, riducendo sia il numero dei pazienti che evolvono in fase conclamata che il numero dei decessi; b) l'aspetto negativo e' che l'aumento della sopravvivenza determina un incremento del numero delle persone sieropositive viventi e una parte di queste continua ad avere rapporti sessuali non protetti, magari perche' inconsapevole del proprio stato di contagiosita', e cio' puo' contribuire alla diffusione dell'infezione, come testimoniato dall'elevato numero di nuove infezioni che si stima si verifichino ancora in Italia; il fenomeno forse piu' preoccupante consiste, quindi, nell'incremento delle persone che scoprono di essere sieropositive solo al momento della diagnosi di AIDS, ovvero in uno stadio di malattia molto avanzato. La percentuale degli «inconsapevoli» e' aumentata dal 21 per cento nel 1996 al 60 per cento nel 2008. Questo dato suggerisce che una parte rilevante di persone infette, soprattutto fra coloro che hanno acquisito l'infezione per via sessuale, ignora per molti anni la propria sieropositivita': cio' gli impedisce di entrare precocemente in trattamento e di adottare quelle precauzioni che potrebbero diminuire il rischio di diffusione dell'infezione; in questi anni si sono anche modificate le caratteristiche delle persone colpite. Innanzitutto, aumenta l'eta' delle persone con AIDS: se nel 1988 la media era di 29 anni per i maschi e 27 per le femmine, nel 2008 si arriva rispettivamente a 43 e 40 anni. Cambiano, inoltre, i fattori di rischio: la proporzione dei casi attribuibili alla tossicodipendenza e' diminuita dal 66 per cento prima del 1997 al 25 per cento nel 2007-2008, mentre i contatti eterosessuali sono passati nello stesso periodo dal 15 per cento al 45 per cento; l'epidemia di HIV/AIDS, quindi, non diminuisce, piuttosto si modifica. I sieropositivi vivono piu' a lungo e meglio, grazie alle nuove terapie, ma le dimensioni dell'epidemia aumentano, a causa dell'abbassamento della guardia conseguente alla bassa percezione del rischio di contrarre l'infezione, soprattutto per via sessuale; l'educazione sulle vie di trasmissione dell'HIV e su come diminuire il rischio di esposizione a esso rappresenta, quindi, ancora oggi, uno dei mezzi principali per ridurre la diffusione del virus. In questo ambito la promozione dell'uso del profilattico deve essere a tutti gli effetti considerata come misura efficace, almeno per il controllo della malattia trasmissibile per via sessuale; come riportato nella «Relazione sullo stato di attuazione delle strategie attivate per fronteggiare l'infezione da HIV», trasmessa al Parlamento il 28 febbraio 2008 dall'allora Ministro della salute Livia Turco, il programma nazionale di ricerca sull'AIDS, avviato alla fine degli anni '80, «ha usufruito, all'inizio di investimenti di significativa entita', mantenuti allo stesso livello fino alla meta' degli anni '90. Dalla fine degli anni '90, l'entita' del finanziamento si e' costantemente ridotta e, soprattutto, ha perso la periodicita' annuale». E cio' non puo', quindi, non ripercuotersi sulla qualita' stessa della ricerca italiana sull'AIDS e sul suo inserimento in campo internazionale; se si analizza la diffusione del fenomeno in ambito internazionale, si evidenzia come nei Paesi sottosviluppati e in quelli in via di sviluppo, in particolare nel continente africano, la situazione e' ben piu' drammatica e l'AIDS rappresenta un problema sanitario e sociale gravissimo e tragico nelle sue dimensioni. Secondo il rapporto Unaids, il numero degli infettati dal virus HIV e' stimato in quasi 40 milioni di persone, di cui 30 milioni solo nel continente africano; i bambini sono la popolazione piu' vulnerabile alla pandemia dell'HIV: oltre 15 milioni di bambini sotto i 15 anni sono orfani a causa di HIV/AIDS e oltre 2 milioni sono sieropositivi. Ogni minuto un bambino muore per cause collegate all'HIV/AIDS e quattro nuovi contagi avvengono fra adolescenti di eta' inferiore ai 15 anni; strumento fondamentale di cooperazione e aiuto internazionale in questo ambito e' rappresentato dal fondo globale per la lotta contro l'AIDS, la tubercolosi e la malaria (gfatm); questo fondo - meccanismo internazionale di finanziamento destinato a raccogliere ed erogare fondi per la lotta alle tre pandemie - e' stato promosso nella sessione speciale dell'Assemblea generale dell'Onu, tenutasi a New York nel giugno 2001, ed e' stato istituito nel vertice dei Paesi membri del G8 del 2001. Consiste in una partnership pubblico-privata, cui aderiscono numerosi Stati, tra i quali l'Italia, organismi internazionali e associazioni private, e finanzia attivita' di prevenzione e cura, nonche' di consolidamento dei sistemi sanitari locali, prevalentemente destinate all'Africa; dalla sua istituzione, il fondo globale ha approvato quasi 600 progetti di finanziamento, distribuiti tra 137 Paesi, per un valore totale di 10,2 miliardi di dollari. In questi anni di attivita', il fondo e' riuscito a salvare circa 2,5 milioni di vite umane; il nostro Paese, nella XV legislatura, ha stanziato, come quota contributo al suddetto fondo, 260 milioni di euro, con il decreto-legge n. 81 del 2007, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 127 del 2007, e ulteriori 130 milioni di euro, con il decreto-legge n. 159 del 2007, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 222 del 2007; vale la pena sottolineare che l'Italia si e' impegnata per 2,5 miliardi di dollari in 5 anni (2010-2015), per 130 milioni di dollari l'anno (2008-2010) di contributo al fondo globale per la lotta ad AIDS, tubercolosi e malaria (gfatm), per 1,8 miliardi di dollari per la prevenzione e cura dell'AIDS in eta' pediatrica e per 1,5 miliardi di dollari per la prevenzione della trasmissione dell'HIV da madre a figlio, oltre a partecipare a iniziative per lo sviluppo dei vaccini e per la formazione del personale sanitario, con particolare riferimento alla salute riproduttiva per la prevenzione della mortalita' materna; attualmente, pero', il fondo globale per la lotta ad AIDS, tubercolosi e malaria si trova di fronte a 5 miliardi di dollari in meno rispetto ai finanziamenti previsti per il 2009-2010 ed e' evidente che in assenza di adeguate risorse finanziarie risulta ancora piu' difficile garantire interventi sanitari per le popolazioni piu' vulnerabili, impegna il Governo: a favorire l'accesso ai servizi sanitari e allo sviluppo qualificato di reti interistituzionali di prevenzione sul fenomeno, con il pieno coinvolgimento delle associazioni impegnate nella lotta all'AIDS e alle malattie sessualmente trasmissibili; a prevedere adeguate risorse per il programma nazionale di ricerca sull'AIDS, stante la riduzione costante del relativo finanziamento in questi ultimi dieci anni; ad assicurare in tutti i centri del territorio nazionale, senza eccezioni, un accesso al test diagnostico pienamente gratuito, anonimo e volontario, visto che l'accesso al test viene segnalato in diminuzione, con pericolose conseguenze sulla ricostruzione del quadro epidemiologico e, in caso di sieropositivita', con rischio di ritardo nella diagnosi; a riprendere specifiche campagne informative, anche attraverso il servizio pubblico radiotelevisivo, con l'obiettivo di diffondere la conoscenza delle modalita' di trasmissione del virus HIV, la consapevolezza della fondamentale rilevanza dei comportamenti individuali rispetto all'esposizione al rischio d'infezione, l'avvio di un percorso di autoresponsabilizzazione circa i propri comportamenti e la non discriminazione delle persone sieropositive; a promuovere specifici progetti di prevenzione primaria nelle scuole per coinvolgere gli studenti in percorsi educativi e formativi sull'AIDS, la prevenzione, l'educazione sessuale, con particolare riferimento alle azioni individuali utili a ridurre il rischio di trasmissione del virus, a cominciare dall'uso consapevole del profilattico, come principale strumento di contrasto al rischio contagio; a sostenere programmi di intervento ed aiuto nella lotta contro l'AIDS, attraverso l'incentivazione di progetti bilaterali tra l'Italia ed i Paesi in via di sviluppo, finanziati e coordinati dal ministero degli affari esteri, e dello strumento della cooperazione internazionale; ad assicurare le risorse promesse al fondo globale per la lotta all'HIV/AIDS, tubercolosi e malaria (gfatm) e a non coprire tali stanziamenti attingendo dai fondi, gia' insufficienti, destinati alla cooperazione allo sviluppo. (1-00173) «Palagiano, Mura, Donadi, Evangelisti, Borghesi».
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BORGHESI ANTONIO (ITALIA DEI VALORI) 
DONADI MASSIMO (ITALIA DEI VALORI) 
EVANGELISTI FABIO (ITALIA DEI VALORI) 
MURA SILVANA (ITALIA DEI VALORI) 
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PALAGIANO ANTONIO (ITALIA DEI VALORI) 

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