INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/08511 presentata da PEZZONI MARCO (DEMOCRATICI DI SINISTRA - L'ULIVO) in data 20001117

Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che: le recenti elezioni in Bosnia Herzegovina per il rinnovo della Camera dei rappresentanti dello Stato centrale e dei due Parlamenti della Federazione croato/musulmana e della Repubblica serba di Bosnia, la terza tornata elettorale generale dopo gli Accordi di Dayton del 1995, hanno dato un risultato contraddittorio; da un lato, infatti, tutti i partiti di ispirazione nazionalista piu' radicale, serbi, croati, musulmani, proclamano la loro vittoria, almeno nelle rispettive aree di radicamento; dall'altra gli osservatori della comunita' internazionale, presente nella zona con oltre 50 mila unita', tra personale civile e militare, sottolineano la mancanza di incidenti di rilievo durante le operazioni di voto e che, in realta', per la prima volta, le formazioni nazionaliste non arriverebbero, congiuntamente, al 50 per cento dei voti; i primi risultati, in realta', denotano in pratica una situazione di stallo, con i tre raggruppamenti nazionalisti, maggioritari ciascuno nella propria area, attestati ciascuno attorno al 20 per cento del risultato generale, e le due formazioni interetniche (il socialdemocratico SDP di Zlatko Lagumdzjia, su cui puntavano molti commentatori internazionali, ed il "Partito per la Bosnia senza entita'" dell'ex primo Ministro Haris Silajdzic) rispettivamente al 21 per cento, sia pure con un certo incremento, ed al 16 per cento, tanto che il quotidiano multietnico, unica voce libera e democratica durante tutto l'assedio di Sarajevo, Oslobodenje, parla di "un'occasione mancata"; alcuni osservatori, in questo quadro, sottolineano anche la sconfitta dell'SDA del dimissionario presidente Alija Izetbegovic; le elezioni, del resto, si sono svolte in una situazione pesante sia dal punto di vista economico, con lo Stato che fatica a riprendere il controllo dell'economia e dell'amministrazione, pesantemente condizionate da difficolta' di ogni genere, non escluse gravi interferenze della criminalita' organizzata, sia dal punto di vista del tessuto socio-culturale, con oltre mezzo milione di emigrati all'estero ed un milione, complessivamente, di rifugiati nelle aree in cui il rispettivo gruppo etnico e' maggioritario; nella zona serba, ad esempio, "mancano" 850.000 persone, a Sarajevo solo il 40 per cento degli attuali residenti viveva nella citta' prima della guerra; in questo quadro i separatisti croati dell'HDZ d'Herzegovina hanno organizzato un illegale referendum parallelo, il quale, al di la' del reale risultato, viene da loro considerato la "realizzazione dell'aspirazione millenaria dei Croati di Bosnia alla riunione con la madre patria"; questi risultati in Bosnia Herzegovina sembrerebbero contraddittori rispetto alla tendenza che si era venuta delineando con le successive affermazioni delle forze piu' genuinamente democratiche e meno nazionaliste in Croazia, in Serbia, nello stesso Kossovo -: quali prospettive si aprano, a giudizio del Governo, a questo punto, nel tormentato scacchiere dei Balcani; quali progressi stia compiendo l'azione internazionale per il rafforzamento dei processi di pace, di democratizzazione e di stabilizzazione nell'area, ed in particolare il cosiddetto "patto di stabilita'"; quali ulteriori iniziative si pensa possano essere intraprese dalla Comunita' internazionale e direttamente dal nostro Paese, gia' cosi' ampiamente impegnato in vari settori della zona; quali posizioni sul nodo politico della difficile integrazione dell'area Balcanica nella Unione europea intenda sostenere il Governo italiano al primo Vertice Unione europea-Balcani che si tiene a Zagabria il 24 novembre (5-08511)