INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/06125 presentata da GATTI MARIA GRAZIA (PARTITO DEMOCRATICO) in data 20120208

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Atto Camera Interrogazione a risposta in Commissione 5-06125 presentata da MARIA GRAZIA GATTI mercoledi' 8 febbraio 2012, seduta n.583 GATTI, BERRETTA, MOSCA, MADIA, CODURELLI, MATTESINI, BELLANOVA, GNECCHI e BOBBA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'istruzione, dell'universita' e della ricerca. - Per sapere - premesso che: il 2 febbraio 2012, si sono tenuti a Roma gli «Stati generali sul lavoro delle donne in Italia», indetti dalla II commissione del CNEL allo scopo di contribuire a restituire centralita', nel dibattito economico, sociale e politico, sia alla annosa questione della scarsa partecipazione femminile al mercato del lavoro, sia alle principali problematiche che spesso ostacolano una adeguata valorizzazione e qualificazione del lavoro delle donne; i tanti dati forniti nel corso dell'incontro hanno delineato, una volta di piu', un quadro desolante, soprattutto per quel che riguarda le donne madri, il 30 per cento delle quali, secondo l'ISTAT, e' costretta a interrompere il lavoro per motivi familiari, contro il 3 per cento dei padri; una ricerca ISFOL condotta su un campione rappresentativo delle donne italiane compreso tra i 25 e i 45 anni, ha ribadito che una delle cause principali della bassa partecipazione femminile al mercato del lavoro e' la famiglia; il 40,8 per cento delle ex lavoratrici dichiara di aver interrotto l'attivita' lavorativa per prendersi cura dei figli e circa il 5,6 per cento per dedicarsi totalmente alla famiglia o all'accudimento di persone non autosufficienti; una buona parte delle donne interpellate, inoltre, ha dichiarato di aver dovuto terminare l'attivita' lavorativa per cause non volontarie; dall'indagine risulta, infatti, che oltre il 17 per cento ha interrotto il lavoro alla scadenza di un contratto a termine o stagionale mentre il 15 per cento a seguito di licenziamento o di chiusura dell'azienda; se le condizioni delle donne italiane nel mondo del lavoro sono da definirsi drammatiche, recenti articoli di stampa (vedi La Repubblica, cronaca di Palermo, del 27 gennaio 2012) evidenziano come ancor piu' disperate siano da considerarsi quelle delle donne siciliane; secondo l'ISTAT, il tasso di attivita' femminile in Sicilia (consistente nella percentuale di coloro che dichiarano di lavorare o cercare occupazione) e' attestato sulla scoraggiante cifra del 35 per cento, cio' significa che quasi 2/3 delle donne siciliane e' fuori dal mercato del lavoro; le donne che rientrano nella, purtroppo minoritaria, categoria di lavoratrici, sono, inoltre, costrette a subire vessazioni e umiliazioni pur di poter ottenere il posto di lavoro, tanto da essere spesso costrette a mentire riguardo alla propria condizione familiare, all'esistenza di vincoli affettivi e alle aspettative relative a una possibile maternita'; per molte di loro, infatti, il momento della maternita' rischia di equivalere a quello del licenziamento, poiche' i datori di lavoro non intendono sopportare i costi a essa legati; irappresentanti sindacali siciliani hanno denunciato la sempre maggiore diffusione di fenomeni «barbari», quali le dimissioni in bianco o i cosiddetti licenziamenti verbali; il primo consiste nell'obbligare la donna a firmare, contemporaneamente al contratto di assunzione, un foglio di dimissioni, in bianco e senza data, che sara' poi utilizzato dal datore di lavoro nel caso in cui la lavoratrice diventi «scomoda»; il secondo si manifesta intimando alla lavoratrice di non presentarsi piu', cosi' da poterla licenziare per abbandono del posto di lavoro; da quanto riportato nel suddetto organo di stampa, tali selvagge pratiche non sono confinate nel mondo del lavoro manuale privato, ma sconfinerebbero addirittura in settori lavorativi inimmaginabili, ad esempio quello educativo; a tal proposito si cita il caso di una donna che, dopo aver prestato servizio presso una scuola per l'infanzia paritaria per 12 anni, al momento dell'annuncio della maternita' e' stata licenziata mediante la lettera di dimissioni in bianco che era stata costretta a firmare all'atto dell'assunzione; tali metodi non possono piu' essere tollerati; al riguardo, e' necessario attivare un'opera di minuzioso monitoraggio in tutta l'area siciliana, allo scopo di ottenere dati precisi sui fenomeni suddetti, al fine di consentire una incisiva opera di contrasto dei reati perpetrati a danno delle donne lavoratrici -: quali siano i dati a disposizione del Governo relativamente alle violazioni della tutela economica e fisica delle donne lavoratrici in Sicilia; quali siano i dati relativi al numero di donne lavoratrici operanti in Sicilia, che abbiano abbandonato il lavoro a causa della maternita', sia nel settore privato che nel settore pubblico, con particolare riferimento a quello della scuola di ogni grado, comprese quelle paritarie per l'infanzia; quali siano le informazioni in possesso del Governo, relativamente ai cosiddetti «licenziamenti verbali», ed eventualmente quali iniziative intenda assumere per contrastare una simile pratica, con particolare riferimento all'area siciliana. (5-06125)
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INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 
BELLANOVA TERESA (PARTITO DEMOCRATICO) 
BERRETTA GIUSEPPE (PARTITO DEMOCRATICO) 
BOBBA LUIGI (PARTITO DEMOCRATICO) 
CODURELLI LUCIA (PARTITO DEMOCRATICO) 
GNECCHI MARIALUISA (PARTITO DEMOCRATICO) 
MADIA MARIA ANNA (PARTITO DEMOCRATICO) 
MATTESINI DONELLA (PARTITO DEMOCRATICO) 
MOSCA ALESSIA MARIA (PARTITO DEMOCRATICO) 
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