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Il Ferrara attraverso la esibizione di documentazione falsificata, avrebbe indotto il procuratore della Repubblica pro tempore, dottor Bruno Stefano Scrivo, ed il procuratore generale presso la corte di appello di Catanzaro in errore. In centinaia di dibattimenti il Ferrara avrebbe svolto il ruolo di pubblico ministero, con grave danno per la giustizia. Di tali fatti era stato interessato anche il prefetto di Catanzaro, il quale e' stato l'unico ad assumere una posizione, revocando alla persona in questione il decreto di pubblica sicurezza che era detenuto dallo stesso abusivamente. Successivamente, in data 8 agosto 1995, il dottor Pultrone, nella sua veste di viceprefetto, revocava la revoca del decreto di pubblica sicurezza al Ferrara, che il prefetto titolare aveva emesso (il dottor Pultrone e' stato commissario prefittizio al comune di Vibo Valentia ed avrebbe prodotto gli atti che hanno consentito al Ferrara di appropriarsi dei titoli di cui sopra); il Villone puntualizza inoltre che il Ferrara non avrebbe rispettato il segreto d'ufficio e istruttorio, tant'e' che in un'occasione sarebbe stato oggetto d'intercettazione telefonica da parte dei carabinieri del tribunale di Vibo Valentia, su denuncia di quattro sostituti procuratori della Repubblica sempre di Vibo Valentia, per aver divulgato segreti istruttori. Gli amministratori e i politici locali verrebbero informati in anteprima su eventuali indagini che l'autorita' giudiziaria locale svolge nei loro confronti. Di recente, il sindaco di Vibo Valentia, dottor Giuseppe Iannello, ha investito formalmente, con tutti gli atti relativi, il procuratore della Repubblica di Vibo Valentia e il prefetto di Catanzaro, in merito alla posizione irregolare del Ferrara presso la procura della Repubblica di Vibo Valentia; da quanto risulta all'interrogante, a tutt'oggi il Villone non ha avuto alcun riscontro, nonostante la disponibilita' dallo stesso indicata nell'esposto-denuncia del 9 settembre 1995 (inviato al Presidente della Repubblica, al Ministro di grazia e giustizia, al Ministro dell'Interno, al Consiglio superiore della magistratura) a fornire ogni informazione necessaria all'indagine; il Villone nell'esposto-denuncia succitato, dichiarava di poter fornire indizi consistenti in relazione ad un \"comitato di affari\" costituito da massoni, politici, imprenditori, funzionari e malavitosi e, per la delicatezza dell'argomento, chiedeva di essere ascoltato in un luogo fuori dalla Calabria e dalla Sicilia per motivi di sicurezza personale; in data 9 ottobre 1996 il Villone ha inviato una lettera al Ministro di grazia e giustizia per chiedere l'esito di alcune denunce presentate alle varie autorita' locali e nazionali (copia delle denunce sono anche in possesso dell'interrogante, a disposizione dei ministri interessati). Tali denunce hanno per oggetto gravi reati penali commessi da funzionari ed amministratori del comune di Vibo Valentia, in particolar modo dal comandante dei vigili urbani, Domenicantonio Corigliano, il quale da circa venti anni si sarebbe reso garante di gravi illeciti amministrativi e grosse speculazioni edilizie per svariate decine di miliardi, commesse da un comitato d'affari collegato con poteri occulti e criminalit.f2 organizzata. Il tutto si sarebbe realizzato con la protezione di ex parlamentari all'epoca in carica e con le massime autorita' locali di cui il Villone si riserva di fare nomi e di spiegare gli intrecci che intercorrono tra loro. Nella medesima lettera, sollecita inoltre una risposta all'esposto-denuncia del 9 settembre 1995, gia' citato in premessa, e che ha invece prodotto persecuzioni e abusi di potere nei suoi confronti; il Villone oggi teme per l'incolumita' sua e della sua famiglia perche' alcuni verbali, frutto della sua collaborazione e resi a varie autorita' giudiziarie della regione, sono stati resi pubblici, nonostante siano ancora coperti da segreto istruttorio. L'oggetto di questi verbali e' quello della lotta contro la criminalita' organizzata e poteri occulti -: quali iniziative il Governo intenda assumere per garantire l'incolumita' del Villone e della sua famiglia; come intendano intervenire i Ministri interrogati, ciascuno secondo le proprie competenze, affinche' venga fatta giustizia, e un cittadino italiano disposto, non solo a denunciare, ma a sostenere a tutti i livelli (sia della magistratura che istituzionali) la propria testimonianza, venga protetto dallo Stato italiano ed aiutato a condurre una battaglia di civilta' contro gli illeciti di chi ha il potere, ma non la ragione, ed abusando delle proprie posizioni specula e compie illegalita' a danno dei cittadini, impedendo cosi' nelle regioni del sud del nostro Paese l'esercizio di liberta' sancite dalla nostra Costituzione, bloccando in particolare a Vibo Valentia, neonata provincia italiana, lo sviluppo in termini sociali, economici, occupazionali e culturali; se il Ministro dell'interno ritenga di istituire una commissione d'inchiesta nel merito, affinche' le istituzioni nazionali intervengano a riportare la legalita' indispensabile in uno Stato democratico; quali azioni intenda attivare il Ministro di grazia e giustizia e per verificare i motivi per i quali gli organi della magistratura locale non abbiano ancora preso in considerazione quanto asserito e documentato dal Villone. (5-01489)" ; dc:identifier "5/01489" ; dc:relation ; dc:title "INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/01489 presentata da MALAVENDA ASSUNTA (MISTO) in data 19970129" ; dc:type "INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE" ; dcterms:isReferencedBy .