INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/24515 presentata da PAROLI ADRIANO (FORZA ITALIA) in data 19990618

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Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che: il 23 Marzo 1945 i partigiani presero in ostaggio il Vicebrigadiere Dino Perpignano, comandante del presidio che stava rientrando negli alloggiamenti; sotto la minaccia delle armi, lo costrinsero a pronunciare la parola d'ordine e, con facilita', una volta entrati nel presidio, catturarono tutti i Carabinieri, gia' in parte addormentati; dopo il saccheggio, i dodici militari furono deportati nella Valle Bausizza e rinchiusi in un fienile ove fu loro servito un pasto nel quale era stata inglobata soda caustica e sale nero. Affamati, inconsciamente mangiarono quanto gli era stato servito, ma dopo poco, le urla e le implorazioni furono raccapriccianti e tremende. Erano stati avvelenati e la loro agonia si protrasse fra atroci dolori per ore ed ore; stremati e consumati dalla febbre, Pasquale Ruggiero, Domenico del Vecchio, Lino Bertogli, Antonio Ferro, Adelmino Zilio, Fernando Ferretti, Ridolfo Calzi, Pietro Tognazzo, Michele Castellano, Primo Amenici, Attilio Franzon, quasi tutti ventenni (e mai impiegati in altri servizi tranne quello a guardia della centrale, cui erano stati sempre preposti), furono costretti a marciare fra inesorabili ed inenarrabili sofferenze ed insopportabili sacrifici fino a Malga Bala ove li attendeva una fine orribile; il Vicebrigadiere Perpignano fu preso e spogliato; gli venne conficcato un legno ad uncino nel nervo posteriore del calcagno ed issato a testa in giu', legato ad una trave; a quel punto, i macellai, pseudo partigiani, cominciarono a colpire tutti con i picconi: a qualcuno vennero asportati i genitali e conficcati in bocca, a qualche altro fu aperto a picconate il cuore o frantumati gli occhi. All'Amici venne conficcata nel cuore la fotografia dei suoi cinque figli mentre il Perpignano veniva finito a pedate in faccia ed in testa. La "mattanza" terminava con i corpi dei malcapitati legati col fil di ferro e trascinati, a mo' di bestia, sotto un grosso masso; ora le misere spoglie di questi Carabinieri martiri/eroi riposano, dimenticati dagli uomini, dalla storia e dalle istituzioni, in una torre medievale di Tarvisio le cui chiavi sono pietosamente conservate da alcune suore di un vicino convento; dei fatti si sta interessando la magistratura nella persona del procuratore capo di Tolmezzo; nei cinquanta anni trascorsi, fino ad oggi, nessuno ha mai portato un fiore, ha fatto celebrare una santa messa, ha commemorato la loro fine, ha posto una lapide in memoria di questi martiri, morti e dimenticati; alla luce di questo orribile, tragico episodio, certi e sicuri d'interpretare i sentimenti ed il pensiero di tutti coloro che purtroppo, soltanto adesso sono venuti a conoscenza di questo sacrificio, con tutto il profondo rispetto e piu' ancora deferenza verso le autorita' e le istituzioni costituite ed interessate -: quali siano i veri motivi per i quali, un fatto cosi' efferato, selvaggio e barbaro, che ha colpito un intero reparto di ben dodici carabinieri, e' stato inopportunamente taciuto fino ad ora, mentre sembra che i feroci carnefici, autori della strage, impuniti e indisturbati, godano addirittura di pensioni o sovvenzioni speciali dello Stato Italiano; quali iniziative, anche d'intesa con il Comando generale dell'Arma dei carabinieri, intenda adottare al fine di rendere alla memoria di questi eroi dimenticati il riconoscimento e il tributo che sino ad oggi non hanno avuto. (4-24515)
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