INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/18028 presentata da NANIA DOMENICO (MOVIMENTO SOCIALE ITALIANO - DESTRA NAZIONALE) in data 19930927

Al Ministro di grazia e giustizia. - Per sapere - premesso: che dal mese di luglio del 1992 il detenuto Trubia Salvatore, indagato per gravi reati di mafia, ha iniziato a "collaborare" con gli organi inquirenti accusando, tra gli altri, anche i suoi quattro fratelli, Orazio, Pasquale, Giuseppe ed Enzo, tutti nativi di Gela come il predetto Salvatore; che i fratelli accusati si trovano da tempo detenuti per altre e diverse cause e che in tale posizione giuridica hanno subito numerosissimi trasferimenti da un istituto di custodia ad un altro, sempre posti, pero', in condizione di vita comunitaria con tutti gli altri codetenuti; che, piu' recentemente, durante un periodo di custodia presso le case circondariali di Caltanissetta, Ragusa e Parma nei confronti dei fratelli Orazio, Pasquale, Giuseppe ed Enzo Trubia e' stato disposto trattamento penitenziario differenziato e protetto, in quanto che il loro congiunto e' un "pentito", con cio' imponendo loro isolamento assoluto, condizioni di vita al limite del sopportabile per carenze di servizi igienici nelle celle loro assegnate, difficolta' e disagi per i rispettivi familiari costretti a colloqui in tarda serata (dopo quelli usufruiti da tutti gli altri detenuti!), prostrazione psicologica per un trattamento eccessivamente punitivo, ingiusto, inutile e disumano -: quali urgenti e riparatori provvedimenti si intendano adottare al fine di porre rimedio alla segnalata situazione di sostanziale e formale iniquita' perpetrata in danno di soggetti, in atto protetti da nulla, con aggravamento intollerabile delle loro condizioni di detenzione, colpevoli solo di avere un fratello cosiddetto "collaboratore", ma fiduciosi nel corso della giustizia per l'accertamento delle loro singole posizioni processuali; se non si ritenga, pertanto, di dovere assumere iniziative al fine di ripristinare con effetto immediato, nei loro confronti, l'ordinario regime e trattamento di internamento in istituto di pena, al fine di allontanare il pericolo di vendette trasversali contro chi paradossalmente subisce la parola del fratello e il sospetto dei codetenuti. (4-18028)