INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/08753 presentata da JANNONE GIORGIO (POPOLO DELLA LIBERTA') in data 20100928
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Atto Camera Interrogazione a risposta scritta 4-08753 presentata da GIORGIO JANNONE martedi' 28 settembre 2010, seduta n.374 JANNONE e CARLUCCI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che: secondo report internazionali di autorita' statali e organizzazioni non governative, l'Italia e' uno snodo decisivo del traffico di animali esotici, rari, in via di estinzione: tre milioni di «parti morte» importate (pelli di pitone, denti di caimano e di squalo), duemila sequestri di animali vivi l'anno, 1.536 reati contestati, cinque arresti. Il giro d'affari del brand «animale esotico» arriva a due miliardi di euro l'anno ed e' in crescita esponenziale, spiega Massimiliano Rocco, direttore dell'ufficio traffic del WWF. La nostra nazione e' considerata, da tempo, un Paese centrale del «commercio selvaggio». L'archivio estemporaneo del Cites di Roma, acronimo che nel mondo segnala l'istituto che cura le specie protette e che nel nostro Paese collabora con il Corpo forestale di Stato, segnala che dall'Italia partono i piu' importanti cacciatori di leopardi e orsi bianchi, i collezionisti di pappagalli dai colori abbacinanti e tartarughe protette. È da noi che si sono formati alcuni fra i piu' conosciuti raider di safari: Giorgio Barbero, oggi 81 anni, imprenditore vinicolo nato a Cuneo e residente nel Torinese, ha pubblicato un libro di 576 pagine pieno di foto per documentare gli ottanta safari organizzati nel mondo, tutti illegali. Il libro di Barbero, «I miei sentieri», e l'incredibile museo di fiere impagliate che l'uomo in trent'anni ha organizzato sul Lago della Spina di Palormo, sono diventate un atto di accusa schiacciante per la sua condanna per traffico di specie protette: diecimila euro di ammenda; dal 1975 la convenzione di Washington definisce le mille specie animali «totalmente protette» e le 36 mila che si possono muovere, vive o morte, intere o a pezzi, solo con un certificato allegato e in quote definite. L'Italia ha aderito alla Convenzione quattro anni dopo, ma l'ha trasformata in una legge nazionale solo nel 1992. Il «Wild life trade», il commercio del selvaggio, nel mondo vale 125 miliardi di euro l'anno. Secondo gli uffici Cites di Ginevra altri 65 miliardi sono frutto di esportazioni illegali, proibite, che mettono a rischio la sopravvivenza di specie intere. I due mercati del «wild life», emerso e sommerso, viaggiano insieme e si fondono con altri due settori primari del commercio internazionale: le transazioni del legname e quello di farmaci e parafarmaci (spesso estratti da piante rare e intoccabili). Anche qui il nostro Paese e' motore, legale e illegale; l'Italia e' il primo acquirente al mondo di pelli di rettile e il monopolista dell'importazione delle lane sudamericane (il 96 per cento arriva nei nostri scali). Gli stilisti italiani importano le quote loro concesse con certificati allegati a ogni pelle di serpente. Ma l'ultima richiesta del Corpo forestale ha segnalato alle procure un raider senegalese pronto a spedire in pacchi postali 2.500 pelli illegali di pitoni delle rocce e varani del Nilo. Imbustati a Dakar, approdati nel centro di smistamento di Lonate Bozzolo, nel Milanese, venivano ritirati da immigrati ignari del contenuto e quindi portati dall'intermediario, un vero e proprio venditore all'ingrosso di frodo, alle grandi aziende di conceria di Prato e del Bolognese, produttori, loro, per conto dei grandi stilisti. Nel viaggio da Dakar all'atelier di via Montenapoleone il valore del «pezzo» si era centuplicato: quel sequestro giudiziario ha messo in fila tre chilometri di pelle abusivamente importata. Anche per le lane, parallelamente al business, codificato, viaggia il proibito. Un grande produttore del Nord-ovest, leader mondiale, si scopri' che aveva sfilato la lana da antilopi tibetane in via di estinzione; all'interno dei grandi commerci si insidia una quota, consistente, di business abusivo fatto perlopiu' di pelli, zanne d'avorio, coralli. Laterale a questo, e' cresciuto un florido mercato di animali vivi che dalle modalita' distruttive degli anni Ottanta, Novanta, e' passato al saccheggio calibrato dei collezionisti e dei commercianti istruiti che spesso preferiscono prelevare uova non schiuse. Il nostro Paese, ponte per i traffici delle specie che dall'Africa salgono in Nord europa, e' diventato la base mondiale per il commercio dei rapaci sudamericani. Nel 2005 con l'«operazione Condor», la piu' importante sugli animali protetti fin qui condotta dalle nostre polizie, i sovrintendenti del Corpo forestale Marco Fiori e Ivan Severoni intercettarono un carico di uova al porto di Ancona e risalirono a un cittadino austriaco che aveva trasformato un hangar abbandonato nell'entroterra di Brindisi in un ranch per la ricezione di avvoltoi e aquile andine. Ne trovarono duecentocinquanta. Nell'hangar l'austriaco cambiava la storia anagrafica degli animali e, con la complicita' di funzionari tedeschi, ne avviava coppie in tutta Europa; mafie internazionali, nel Sud-est asiatico e in Sudamerica soprattutto, aprono nuove rotte e offrono logistica al commercio selvaggio. Anche in Italia ci sono stati incroci tra la passione dei collezionisti senza scrupoli e la camorra. Riscontri investigativi e alcune intercettazioni telefoniche datate all'inizio degli anni Novanta, confermano che, spesso, pappagalli amazzonici e i pericolosi pitoni reticolati viaggiano nei sottofondi di casse che gia' occultano stupefacenti. La criminalita' organizzata controlla, per esempio, la vendita sui mercati della Campania delle tartarughe fatte arrivare dal Nilo e dal Nordafrica. Ed e' letteratura acclarata quella della bestia rara usata dai capi della malavita per status symbol. Un coccodrillo di due metri ha vissuto in semiliberta' nel giardino di uno spacciatore, allocato sopra una scuola elementare di Napoli, oltre alle due tigri di Francesco Sandokan Schiavone, storico capo dei casalesi. Il titolare di un pub di Catania, per attirare clientela, aveva ospitato fra i tavoli un coccodrillo nano, iguane esotiche, scorpioni, tarantole, due gechi e una rana. Due cincilla' sudamericani li aveva chiusi in una teca di vetro a forma di bara, sulla quale venivano serviti i cheeseburger. Il 70 per cento delle inserzioni di animali in rete riguarda il commercio di animali rari e un sito francese segnala ai cacciatori quali sono le specie appena riscoperte dagli scienziati, e quindi piu' gustose da far fuori; la Societa' italiana veterinari animali esotici, inoltre, stima che in Italia ci siano dodicimila possessori di ragni. Giovanni Guadagna, responsabile dell'ufficio cattivita' dell'Enpa, segnala: «Alcuni collezionisti e organizzatori di mostre dove si e' potuto vendere aracnidi poi sequestrati sono stati chiamati come membri della commissione ministeriale che avrebbe dovuto stilare l'elenco degli animali pericolosi». All'aeroporto di Fiumicino, poco tempo fa, sono state fermate casse con scimmie morte assiderate provenienti dalla Nigeria, 277 tartarughe del Nilo stipate in una valigia rosa fucsia. Un funzionario del consolato italiano in Congo, forte della sua incontrollabile valigetta diplomatica, per anni ha importato rapaci a Roma, aquile, falchi, nibbi, insieme a tappeti e pietre preziose. Quando l'hanno fermato ha protestato: «A Brazzaville li compravo per pochi dollari». È stato denunciato anche per maltrattamento. L'ultima inchiesta del Corpo forestale e' nata da venti fotografie molto famose sul web: un obitorio italiano di animali esotici. Antilopi e cuccioli di zebra accatastati, macellati, grossi uccelli decapitati. Quelle carcasse potrebbero essere «avanzi» di uno zoo in difficolta', animali esotici ammalati e quindi abbattuti. Le indagini sono in corso. «Per capire la mentalita' di un predatore italiano», secondo gli investigatori del Corpo forestale, «basta dire che il nostro raider da safari cerca l'illegalita', la pretende. In Alaska e' possibile cacciare gli orsi bianchi, in Siberia e' vietato. L'Interpol ci ha appena comunicato l'uccisione di due orsi bianchi in Siberia: sono stati due italiani» -: quali iniziative il Ministro intenda adottare al fine di poter stipulare protocolli con Paesi europei per evitare la caccia di frodo, che causa ed alimenta la continua estinzione di specie protette. (4-08753)
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INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/08753 presentata da JANNONE GIORGIO (POPOLO DELLA LIBERTA') in data 20100928
INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA
CARLUCCI GABRIELLA (POPOLO DELLA LIBERTA')
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JANNONE GIORGIO (POPOLO DELLA LIBERTA')