"Atto Camera Interrogazione a risposta scritta 4-02294 presentata da ERMETE REALACCI lunedi' 16 febbraio 2009, seduta n.133 REALACCI e CARELLA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che: il Dipartimento di Epidemiologia dell'Asl RM/E, nel corso di un'analisi volta ad accertare lo stato di contaminazione causato dai rifiuti tossici degli insediamenti industriali esistenti nella Valle del Sacco a partire dagli anni '50, ha verificato che con tutta probabilita' almeno cinquecento cittadini residenti a ridosso del fiume Sacco presentano livelli nel sangue di beta esaclorocicloesano di molto superiori alla media. Delle 440 persone individuate e contattate, i test sono stati finora condotti su 246 persone. Si stima che ne restino ancora circa 700 da analizzare ma, secondo le prime proiezioni, il 55 per cento dei casi potrebbe risultare contaminato in maniera praticamente irreversibile; il beta esaclorocicloesano (β-HCH) e' un prodotto di sintesi del lindano, un fitofarmaco bandito nel 2001 perche' potenzialmente nocivo per la salute umana e animale e altamente inquinante. Il β-HCH ha una vita lunga, e' solubile nei grassi e non puo' essere metabolizzato dal corpo umano. Pare che nelle donne possa venire espulso ma solo durante l'allattamento mettendo a rischio la salute del bambino. Un'acuta esposizione al β-HCH sia negli uomini che negli animali puo' provocare gravi danni al sistema nervoso centrale e molti studi correlano l'esposizione a questa sostanza tossica all'insorgere di diabete, di problemi funzionali alla tiroide e all'apparato riproduttivo. Lo stesso dipartimento dell'Asl RM/E ha rilevato, inoltre, un aumento del tasso dei tumori per quei lavoratori dell'area industriale di Colleferro esposti a sostanze tossiche quali prodotti chimici e amianto; quella che sta emergendo nella Valle del Sacco e' una vera e propria emergenza ambientale e sanitaria per fronteggiare la quale il Dipartimento di Epidemiologia dell'Asl RM/E ha presentato alla Commissione Sanita' della Regione Lazio un programma di sorveglianza che dovra' interessare tutte le persone residenti dal 1 o gennaio 2005 ad una distanza di un chilometro dal fiume Sacco, nei comuni di Colleferro, Segni, Gavagnino, Sgurgola e Morolo. Presso le Asl RM/G e di Frosinone verra' attrezzato uno sportello informativo e verra' attivato un ambulatorio centralizzato per effettuare controlli periodici della popolazione e informarla del proprio livello di contaminazione e del proprio stato di salute; il dato piu' preoccupante che emerge dallo studio citato e' che la contaminazione non riguarda piu' solo le popolazioni che vivono a ridosso del fiume ma avviene attraverso la catena alimentare (carni, latte, verdure, formaggi) facendo temere un notevole aumento della popolazione contagiata o a rischio di contagio; dagli anni '50 in poi la zona della Valle del Sacco ha avuto uno sviluppo industriale non adeguatamente controllato, aiutato dal suo inserimento nelle aree finanziate dalla Cassa per il Mezzogiorno. Il grande afflusso di capitali e finanziamenti verso quelle aree indusse molte imprese chimiche e farmaceutiche a costruire impianti in quella zona. Gia' prima un'antica industria nazionale, la Snia Bdp, aveva li' il proprio stabilimento dove si mescolavano al fine di produrre esplosivi, pesticidi e altro, sostanze chimiche molto dannose e amianto. Nel 1990 la Procura di Velletri ordina la perimetrazione e il sequestro dell'area industriale ex Bpd (oggi Secosvim) di Colleferro, scoprendo centinaia di fusti tossici interrati nelle discariche Arpa 1, Arpa 2 e Cava di Pozzolana. Nel 1992 inizia il processo a carico della Bpd Difesa e Spazio e della Chimica del Friuli con l'accusa di «stoccaggio e smaltimento non autorizzato di rifiuti speciali», unito al timore che le sostanze tossiche interrate potessero aver contaminato la falda acquifera. Il procedimento si concluse con la condanna alla bonifica della zona. Dopo la chiusura della Snia Bpd diverse altre industrie catalogate come pericolose sulla base della direttiva europea Seveso 2 hanno continuato ad operare nella zona; una testimonianza interessante e' quella di Luigi Mattei, operaio della zona di Colleferro dal 1962 al 1981, che racconta come rifiuti di ogni tipo venivano condotti nelle discariche Arpa 1 e 2. Ricorda di avere lui stesso portato alle discariche fusti contenenti materiali liquidi tossici - fusti non sigillati, in molti casi arrugginiti e lesionati che venivano usati come semplici contenitori al solo scopo di trasportare i rifiuti di lavorazione - ma anche amianto, piombo, rame, zinco e resina. Il tutto veniva poi coperto da terreno preso dalle colline circostanti. Ricorda inoltre che molti rifiuti interrati venivano anche da altre fabbriche. Il signor Mattei sostiene, inoltre, che almeno fino al 1981 accanto ad ogni reparto di produzione (ad esempio il reparto insetticida, agricolo, delle resine, dell'amianto) esistevano piccole discariche a cielo aperto dove venivano buttati i rifiuti di quella singola produzione. Oggi pare che quelle aree siano state coperte da nuove costruzioni ma il signor Mattei, intervistato, non si sente di escludere che li' sotto possano trovarsi ancora resti di quei materiali tossici; sono troppi, inoltre, i fattori di pressione antropica sull'importante via d'acqua rappresentata dal fiume Sacco. Sono 52 i Comuni che consegnano i loro scarichi nel Fiume Sacco o in qualche suo affluente, 27 completamente ed i restanti solo per una parte. Ed e' subito evidente come sia fortissimo, eccessivo, il carico inquinante industriale: sul corpo idrico principale sono ben 88 gli scarichi industriali non trattati su un totale di 163 comprendendo quelli civili, oltre la meta' quindi. È il piu' alto numero in assoluto per i 38 macro-bacini individuati dal recente piano di tutela delle acque della Regione Lazio, con 663.458 gli abitanti equivalenti (AE) trattati da scarichi industriali, per un refluo annuo di oltre 17 milioni di metri cubi. Un altro primato del Sacco e' quello relativo ai fondi necessari per l'ammodernamento degli impianti industriali: oltre 100 milioni di euro, la cifra piu' alta a livello regionale; a questi dati si aggiungono quelli relativi agli scarichi urbani e civili: sono 75 gli scarichi, 251.076 gli abitanti equivalenti, scarsamente depurati visto che il 32,15 per cento della popolazione scarica direttamente nel fiume senza trattamento, e solo il 74,28 per cento della popolazione servita da fognature. Visti questi dati non c'e' da stupirsi nel trovare che in quattro stazioni sulle cinque monitorate i livelli degli indici di qualita' delle acque siano davvero pessimi: l'IBE (indice biotico esteso), il LIM (livello inquinamento espresso da macrodescrittori) e il SECA (stato ecologico corsi acqua) sono sempre a valori elevatissimi, tra 4 e 5 che e' il valore massimo; inquietanti sono anche i metri di schiuma bianca che piu' volte i telegiornali locali hanno filmato nel fiume Sacco e che riportano alla mente i gravissimi fatti di inquinamento che hanno pesantemente colpito gli agricoltori e gli allevatori di quell'area nel 2005; appartenente all'acquifero del sistema dei monti Lepini - Gruppo dei monti Simbruini, Ernici, Cairo e delle Mainarde - Acquifero minore del fiume Sacco, il bacino presenta un significativo indice di vulnerabilita' dal punto di vista idrogeologico: il 29 per cento e' infatti a vulnerabilita' molto elevata, ponendo cosi' il Sacco tra i primi 10 bacini maggiormente vulnerabili sui 38 complessi individuati, per il 16 per cento l'indice e' elevato, per l'1 per cento alto, per il 31 per cento medio, per l'8 per cento basso e per il 15 per cento molto basso. Sono 157 le sorgenti presenti, con una portata abbastanza interessante: 32 maggiore di 20 litri/secondo, 108 minore di 20 litri/secondo, 17 senza dati. 46 le captazioni di pozzi ad uso idropotabile e 9 le captazioni di sorgenti ad uso idropotabile, per quanto riguarda i prelievi idrici acque sotterranee. Ma anche 28 le aree destinate ad attivita' estrattive, le cave, nel bacino; dai risultati di un'indagine svolta dall'ARPA nel 2005, nell'ambito di un monitoraggio nazionale sul latte, si apprende che sui suoli agricoli lungo tutta l'asta del fiume Sacco e in particolare nei comuni di Colleferro, Segni, Gavignano in provincia di Roma, Paliano, Anagni, Ferentino, Sgurgola, Morolo e Supino in quella di Frosinone e' stato trovato β-HCH. In particolare, una concentrazione altissima e' stata rilevata in una zona del comune di Ceccano la quale, stranamente, aumenta man mano che ci si allontana dalle sponde del fiume Sacco - contrariamente a quanto avviene nelle altre zone interessate dall'indagine - e ci si avvicina a un'area sbancata ai tempi dei lavori della TAV. Pare infatti che la movimentazione dei terreni per la costruzione della linea ferroviaria veloce Roma-Napoli abbia comportato la movimentazione di grandi quantita' di terreno disperdendo nell'aria le sostanze tossiche custodite nel terreno; molte sono le testimonianze riguardo la pericolosita' dei terreni movimentati durante la costruzione della Tav. Ad esempio il coltivatore Paolo Speziali ricorda: «Ci hanno chiesto se potevano darci terreno vegetale per un rinterro. Io ho chiesto alla Tav di fare delle analisi per controllare che non ci fossero sostanze inquinanti». Le analisi effettuate dalla Tecnoprogetti s.r.l. mostravano che la terra era non contaminata. «La Tav aveva incaricato un laboratorio privato - continua a spiegare Paolo Speziali - che ha analizzato i campioni di terra presa dai cantieri. Mi hanno portato la terra assieme alle analisi negative, e invece c'era il β-HCH»; utile ricordare anche il noto episodio del 2005 che ha riguardato la morte di mucche a causa di arsenico presente in uno degli affluenti del fiume Sacco. A seguito di tale accadimento e' stato dichiarato lo stato di emergenza socio-economico-ambientale (con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 19 maggio 2005) per il territorio che comprende i comuni di Colleferro, Segni e Gavignano in provincia di Roma, e nei comuni di Paliano, Anagni, Ferentino, Sgurgola, Morolo e Supino, in provincia di Frosinone. Di questo territorio si e' occupato l'Ufficio commissariale per l'emergenza nel territorio del bacino del Fiume Sacco tra le Province di Roma e Frosinone (commissario lo stesso Presidente della Regione Lazio) con tutte le azioni note: caratterizzazione siti, eradicazione allevamenti e coltivazioni, avvio bonifica, eccetera; nel dicembre del 2005 l'area della Valle del Sacco colpita dall'emergenza viene inserita nel piano delle bonifiche di interesse nazionale. In quell'occasione venne anche nominato un commissario straordinario per la Valle del Sacco; con il decreto 31 gennaio 2008 - Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare: Perimetrazione del sito di interesse nazionale del bacino del fiume Sacco, pubblicato Gazzetta Ufficiale n. 100 del 29 aprile 2008, e' stata invece definita una perimetrazione provvisoria del sito di bonifica di interesse nazionale del «Territorio del bacino del fiume Sacco» (diverso dal precedente). Nello stesso decreto si dice che entro 120 giorni dalla pubblicazione del decreto, ARPA Lazio «valida le aree all'interno del perimetro provvisorio di cui al precedente punto 1 da sottoporre ad interventi di messa in sicurezza d'emergenza, caratterizzazione, bonifica e ripristino ambientale, riguardanti: le aree inserite nel Piano regionale di bonifica articolo 199 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 «Norme in materia ambientale», le aree oggetto di attivita' potenzialmente inquinanti, individuate nell'allegato 1 del decreto ministeriale 16 maggio 1989, le aree oggetto di notifiche ai sensi della normativa in materia di bonifiche, le aree interessate da rilasci incidentali o dolosi di sostanze pericolose, le aree industriali dismesse, le aree, anche a destinazione agricola, interessate da spandimento non autorizzato di fanghi e residui pericolosi, nonche' le aree oggetto di contaminazione passiva causata da ricaduta atmosferica di inquinanti, ruscellamento di acque contaminate, abbandono o seppellimento di rifiuti, in relazione all'inquinamento comportante, tra l'altro, potenziali conseguenze ambientali per le quali e' oltremodo urgente e indifferibile procedere ai necessari accertamenti al fine di porre in essere i citati adeguati interventi delle aree inquinate interessate, cosi' come risultanti dalle documentazioni pervenute da ogni singolo Comune. Inoltre, sulla base dei medesimi criteri e negli stessi termini l'ARPA Lazio individua le aree da sottoporre ad interventi di messa in sicurezza d'emergenza, caratterizzazione, bonifica e ripristino ambientale per i comuni di Arcinazzo Romano, Artena, Carpineto Romano, Cave, Ceccano, Genazzano, Gorga, Labico, Olevano Romano, Pastena, Piglio, Rocca Massima, Rocca Priora, Torrice e Valmontone, che non hanno fornito alcun riscontro alle richieste delle citate Conferenze di Servizi sull'argomento»; il 24 gennaio 2009 il Presidente della Regione Lazio ha annunciato l'avvio, entro una settimana, della bonifica della zona industriale di Colleferro e dell'area lungo il fiume Sacco. La bonifica riguardera' circa 32.000 metri cubi di terreno. Parte della terra contaminata sara' portata in Germania per essere smaltita mentre quella ancora recuperabile verra' trattata in una discarica provvisoria e tenuta sotto osservazione per 30 anni. Il Presidente della Regione Lazio ha promesso lo stanziamento di altri 7,5 milioni di euro che vanno ad aggiungersi ai 35 milioni di cui dispone l'ufficio commissariale ed ha espresso l'intenzione di chiedere al Governo di prolungare il commissariamento che iniziato nel 2005, scadrebbe nel 2009; le stime per la bonifica dei terreni parlano di almeno 8 mesi di lavoro. Attraverso un indagine geofisica di rilevamento elettromagnetico sono state individuate le aree dove si trovano i bidoni contenenti rifiuti tossici. In questi anni il ferro dei fusti si e' deteriorato fino quasi a scomparire, lasciando solo la camicia di plastica fortemente danneggiata. Il geologo che si occupa della caratterizzazione dell'area ha sottolineato che l'obiettivo e' quello di abbreviare il piu' possibile il tempo necessario ad ottenere una totale bonifica dell'acquifero: l'acqua che attraversa il terreno contaminato, infatti, porta la molecola contaminata verso il fiume; l'area della Valle del Sacco dal 2006 ha cambiato nome, diventando Valle dei Latini. Lo scopo della delibera sul fondo unico di investimento approvata dalla Giunta Regionale del Lazio e' di riqualificare l'area attraverso il rilancio e lo sviluppo della filiera agroenergetica. L'intento e' quello di unire sostenibilita' ambientale e sviluppo ecocompatibile dando nuovo vigore a un luogo devastato dalla mancanza di controlli. Nasceranno tre filiere agroenergetiche: la filiera dei bio carburanti, con 3000 ettari di superficie coltivabile a girasoli, un piccolo impianto di trasformazione compatibile con il territorio e 1.200 tonnellate di biodisel all'anno per alimentare una flotta di 2000 bus; la filiera del biogas per sostenere lo sviluppo della zootecnia locale, e la filiera dei biocombustibili per rifornire gli impianti di riscaldamento sul territorio. Il primo distretto rurale ed agroalimentare italiano comprendera' 20 comuni (6 della provincia di Roma e 14 della provincia di Frosinone). Il piano di interventi - 5 milioni di euro - ha permesso di riavviare le attivita' del territorio dopo l'emergenza del 2005 e di reintegrare buona parte del bestiame abbattuto in quell'occasione; l'area, infatti, ha una fortissima vocazione agricola e zootecnica, come dimostrano i dati: con ben 60.411 ettari di superficie agricola utilizzata (SAU), il 39,4 per cento su un totale di 153.459 ettari di superficie totale, il bacino del Fiume Sacco e' secondo solo al medio corso del Tevere per numero di ettari dedicati all'agricoltura e alla zootecnia; a tutt'oggi nuovi progetti industriali, tuttavia, interessano l'area della Valle del Sacco: lo Sloi-SLIM a Colleferro con annessa centrale turbogas, l'aeroporto di Frosinone - in un area che anche il rapporto Ecosistema Urbano di Legambiente identifica tra le citta' a piu' alta concentrazione di polveri sottili in Italia - e la bretella Montorsini-Colleferro; il 3 febbraio 2009, l'Assessorato all'Ambiente della Regione Lazio ha annunciato lo stanziamento di 72 milioni di euro per il risanamento della valle del Sacco. I protocolli d'intesa finanziati sono due e prevedono la realizzazione di 18 progetti tra cui reti fognarie, sistemi di collettamento, impianti di depurazione urbani e industriali, impianti di riutilizzo delle acque reflue, per un importo totale di 55,7 milioni di euro. Accanto a questi interventi, la Giunta Regionale ha concesso ulteriori finanziamenti in favore dei Comuni ricadenti nel bacino idrografico del Sacco. Sono, infatti, stati finanziati tre progetti di completamento e realizzazione di reti fognarie ad Anagni, Fiuggi e Ferentino per complessivi 10,2 milioni di euro. E due interventi nel Comune di Frosinone per la manutenzione e il completamento della rete fognaria, per complessivi 700 mila euro. Ma anche 700 mila euro a favore del comune di Cave per un intervento di completamento degli impianti fognari. E infine finanziate 12 opere per un importo complessivo di 4,95 milioni di euro; il 3 febbraio 2009 in Commissione sanita' della Regione Lazio si e' tenuta anche l'audizione del vice commissario straordinario sulla situazione ambientale e sanitaria della Valle del Sacco. Il contenuto dell'audizione e' in linea con le richieste che il Presidente della Regione Lazio ha inviato al Presidente del Consiglio dei Ministri riguardo la necessita' di estendere il territorio di responsabilita' dell'ufficio commissariale anche ai comuni di Frosinone, Patrica, Ceccano, Castro dei Volsci, Pofi, Ceprano e Falvaterra. Inoltre, la Regione ha chiesto al Governo un'urgente iniziativa per sbloccare, presso il Ministero delle politiche agricole e forestali, la condivisione del documento necessario a garantire continuita' nei contributi ed indennizzi ai soggetti danneggiati dall'emergenza ambientale, e la disponibilita' di risorse aggiuntive per cinque milioni di euro come gia' richiesto. Infine il Presidente della Regione Lazio ha chiesto al presidente del Consiglio la possibilita' di derogare momentaneamente al Piano di rientro del deficit della Sanita' della Regione Lazio per assicurare alle popolazioni colpite dall'emergenza un adeguato sostegno economico -: se non si intenda verificare i risultati ottenuti dal 2005 ad oggi a seguito dell'inserimento della zona della Valle del Sacco nei siti di bonifica di interesse nazionale e di monitorare come siano state investite le risorse ad essa destinate, e se non si intenda verificare perche' solo adesso si stia procedendo alla rimozione effettiva dei fusti e del terreno contaminato che la gestione commissariale avrebbe dovuto avviare da subito per limitare i gravi danni alla salute dei cittadini e all'ambiente che il Dipartimento di epidemiologia dell'Asl RM/E ha rilevato nelle ultime settimane; se non si intenda a tal proposito avviare un'indagine completa riguardo l'intera area perimetrata con il citato decreto del 29 aprile 2008, il cui territorio riguarda almeno una cinquantina di comuni e rispetto al quale ad oggi non risulta pervenuta nessuna informazione sui livelli di inquinamento e contaminazione da sostanze tossiche e nocive rilevate nei nove comuni dichiarati in stato d'emergenza dal 2005; se non si intenda avviare immediatamente indagini epidemiologiche in quei comuni prospicienti il fiume Sacco che continuano a praticare attivita' agricole e di allevamento; se non si intenda avviare un capillare monitoraggio dell'impatto dei molti fattori antropici sul territorio della Valle del Sacco: operando controlli sulle imprese ivi esistenti e sugli scarichi, ben 88, che attualmente si riversano nel fiume Sacco, reprimendo gli abusi e intervenendo con decisione nel recupero e nella valorizzazione della vocazione agricola di quel territorio per assicurare alle popolazioni un futuro diverso e migliore; se non si intenda avviare un'analisi del territorio che interessi anche i comuni limitrofi ai nove, nel sud della valle, interessati dall'emergenza del 2005 in modo da escludere con maggiore certezza che possa esserci stato un inquinamento della catena alimentare dell'intera area che possa estendere il rischio di contagio; se non si intenda nell'ambito delle attivita' di bonifica mettere immediatamente in funzione il depuratore di Anagni che aspetta dal 2005 di entrare in attivita' posto che e' davvero insoddisfacente, la situazione della depurazione nella Valle del Sacco considerato che mancano depuratori, impianti di collettamento, fognature, e l'intero sistema e' ancora lontano dal rispondere alle normative e alle esigenze di tutela dei corsi d'acqua del territorio; se non si intendano concentrare le risorse sul consolidamento delle misure previste dalla creazione del distretto rurale e agroindustriale puntando sullo sviluppo ecocompatibile della Valle del Sacco e sulla costruzione di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili in modo da riqualificare il territorio e renderlo competitivo a livello nazionale.(4-02294)" . . . "INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/02294 presentata da REALACCI ERMETE (PARTITO DEMOCRATICO) in data 20090216"^^ . . "INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA" . . "2014-05-15T00:01:54Z"^^ . . . "4/02294" . . . "20090216-" . . "REALACCI ERMETE (PARTITO DEMOCRATICO)" . "INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/02294 presentata da REALACCI ERMETE (PARTITO DEMOCRATICO) in data 20090216" . "CARELLA RENZO (PARTITO DEMOCRATICO)" . . "0"^^ .