"INGRAO CHIARA (PARTITO DEMOCRATICO DELLA SINISTRA)" . "19920525-" . "ZAGATTI ALFREDO (PARTITO DEMOCRATICO DELLA SINISTRA)" . "STRADA RENATO (PARTITO DEMOCRATICO DELLA SINISTRA)" . "2014-05-14T19:25:48Z"^^ . "MOZIONE 1/00012 presentata da TESTA ENRICO (PARTITO DEMOCRATICO DELLA SINISTRA) in data 19920525"^^ . "LORENZETTI MARIA RITA (PARTITO DEMOCRATICO DELLA SINISTRA)" . . "COLAIANNI NICOLA (PARTITO DEMOCRATICO DELLA SINISTRA)" . . "0"^^ . . . . . "TESTA ENRICO (PARTITO DEMOCRATICO DELLA SINISTRA)" . . "MOZIONE 1/00012 presentata da TESTA ENRICO (PARTITO DEMOCRATICO DELLA SINISTRA) in data 19920525" . . "La Camera, premesso che: la risoluzione n. 44228 dell'assemblea generale delle Nazioni Unite ha avviato il processo di preparazione dell'Earth Summit, la conferenza delle Nazioni Unite su Ambiente e Sviluppo. A vent'anni dalla conferenza di Stoccolma del 1972, che ha segnato la nascita dell'UNEP (il programma ambientale dell'ONU), nel giugno 1992 si svolgera' quindi in Brasile la seconda conferenza delle Nazioni Unite su ambiente e sviluppo; la conferenza del Brasile 1992 si pone diversi obbiettivi. Da un lato approvare due fondamentali convenzioni in materia ambientale (la convenzione sul clima, e la convenzione sulla biodiversita') che sono gia' in corso di negoziazione. Dall'altro lato giungere all'approvazione della Carta della Terra e dell'Agenda 21. Essendo la prima un elenco dei princi'pi che dovranno informare nel futuro l'agire umano e la seconda un programma di attivita' per il ventunesimo secolo per l'implementazione dei principi enunciati nella Carta. Inoltre, nell'ambito dell'Earth Summit andranno discussi anche l'entita' dei finanziamenti e i meccanismi di erogazione necessari a sostenere soprattutto nei paesi in via di sviluppo l'integrazione tra le attivita' di sviluppo economico e le compatibilita' ambientali. Infatti sia le raccomandazioni contenute nell'\"Agenda 21\" che le convenzioni che verranno portate alla firma necessiteranno di essere rese operative da cospicui investimenti e risorse. Infine la conferenza di Rio de Janeiro, che si colloca in una evidente continuita' ideale con i lavori svolti dalla Commissione Bruntdland, dovra' anche fare il punto delle politiche nazionali finalizzate ad uno sviluppo sostenibile. Infatti tutti i paesi saranno chiamati ad annunciare in quella sede quali sono state sinora le iniziative prese per ottemperare alle raccomandazioni per uno \"sviluppo sostenibile\" contenute nel rapporto Bruntdland e quali iniziative si intende prendere in futuro. Gia' infatti il rapporto elaborato dalla Commissione Brundtland riportava in appendice un sommario dei princi'pi legali per la protezione ambientale e per lo sviluppo sostenibile che alcuni Stati hanno discusso in sede parlamentare e approvato come princi'pi \"guida\" per la loro legislazione interna. E' cosi' che alcuni Stati, tra cui la Danimarca e l'Olanda, hanno gia' discusso in parlamento e incorporato nella propria legislazione le raccomandazioni contenute nel rapporto Brundtland; visto anche il decalogo predisposto dalle tre maggiori associazioni ambientaliste italiane; occorre quindi che tutti i governi - ed in particolare il Governo italiano che finora non ha assunto impegni adeguati - si adoperino per trovare soluzioni efficaci ai problemi ambientali globali che superino gli interessi particolari delle singole nazioni; impegna il Governo: ad affrontare i nodi principali (finora rimasti al margine) del rapporto tra ambiente e sviluppo e, in particolare, ad affrontare: a) la riforma del sistema internazionale degli scambi commerciali; b) il debito estero e le cause di fondo del legame tra poverta' e degrado ambientale; c) lo squilibrio nell'accesso alle risorse e nei livelli di consumo tra paesi industrializzati e paesi in via di sviluppo (cioe' limitare i consumi e cambiare lo stile di vita di quel 20 per cento della popolazione mondiale che consuma l'80 per cento delle risorse del pianeta); d) il trasferimento di tecnologie e programmi di cooperazione allo sviluppo compatibili con l'ambiente; a promuovere l'incorporazione nella legislazione e nei programmi nazionali dei princi'pi sottoscritti nel rapporto Brundtland, nell'Agenda for Action di Bergen e nella successiva dichiarazione ministeriale; a promuovere la creazione di una Commissione ambiente delle Nazioni Unite che possa monitorare l'applicazione dei princi'pi contenuti nella Carta della Terra e che possa rivolgersi in caso di necessita' alla Corte di Giustizia dell'Aja; a promuovere l'aumento dei contributi nazionali al programma ambientale delle Nazioni Unite (UNEP) il cui budget dovrebbe per lo meno triplicare rispetto agli attuali 40 milioni di dollari. Attualmente tra gli strumenti finanziari ambientali il GEF (Global environmental facility), gestito dalla Banca Mondiale, l'UNEP e l'UNDP, potrebbe nei prossimi anni svolgere una funzione di fondo mondiale per l'ambiente e strumento principale di erogazione finanziaria per la tutela ambientale. Il Governo italiano, terzo finanziatore mondiale del Fondo con 105 miliardi di lire dovrebbe: garantire che il comitato di gestione del Fondo sia rappresentativo non solo dei paesi donatori ma anche dei paesi beneficiari; contrastare il ruolo predominante assunto dalla Banca Mondiale rispetto all'UNEP e all'UNDP nelle fasi decisionali ed operative della gestione del fondo; garantire la massima trasparenza, l'accesso all'informazione e l'effettiva partecipazione delle associazioni ambientaliste e di sviluppo; a promuovere e a partecipare attivamente ai processi negoziali in corso ai fini di ottenere nei tempi richiesti convenzioni significative e vincolanti in materia ambientale; a promuovere la permanente consultazione e la piena trasparenza nei confronti delle associazioni ambientaliste; ad impegnarsi a questo fine per perseguire i seguenti obbiettivi: Convenzione sul clima: 1) la riduzione delle emissioni di CO2 da parte dei paesi industrializzati. I paesi industrializzati sono responsabili del 75 per cento delle emissioni globali di CO2 dal settore energetico (avendo pero' solo il 25 per cento della popolazione mondiale). Questo fatto assieme al ruolo fondamentale della CO2 nell'\"effetto serra\" fanno si' che la riduzione della CO2 nei paesi industrializzati sia l'intervento centrale di qualsiasi strategia mondiale destinata a combattere il riscaldamento globale. I paesi OCSE dovrebbero dunque essere obbligati dalla convenzione a ridurre le emissioni di CO2 che derivano dal settore energetico di almeno il 20 per cento a partire dai livelli del 1988 entro il 2005. Altri paesi industrializzati devono raggiungere questo obiettivo entro il 2005. Dopo il 2000 ulteriori tagli alle emissioni saranno necessari e dunque la convenzione e i protocolli dovranno essere aperti a future revisioni; 2) i paesi in via di sviluppo con il 75 per cento della popolazione mondiale sono responsabili del 25 per cento delle emissioni globali di CO2 del settore energetico. Queste emissioni aumenteranno nei prossimi anni per poter rispondere al legittimo bisogno di sviluppo dei detti paesi. Tale aumento dovra' comunque essere contenuto nell'ambito del 50 per cento al di sopra dei livelli del 1988 entro il 2005. Per fare cio' i paesi industrializzati dovranno stanziare finanziamenti al fine di sostenere un modello si sviluppo fondato su fonti energetiche alternative e il trasferimento di tecnologie adeguate; 3) la convenzione dovra' inoltre obbligare i paesi industrializzati a fermare la deforestazione e la distruzione di tutte le proprie foreste entro il 2000. I paesi che ancora detengono meno del 15 per cento della foresta primaria originale devono fermare la deforestazione entro il 1995. Inoltre un aumento netto di copertura forestale attraverso piani di forestazione e riforestazione deve essere perseguito entro il 1995. Per quanto riguarda i PVS (paesi in via di sviluppo) l'arresto della deforestazione dovra' essere raggiunta entro il 2000. Le strategie di conservazione dovranno tenere inoltre conto di tutte le forze diverse che contribuiscono alla deforestazione come l'agricoltura, la pressione demografica, gli scambi commerciali e l'industria del legname. Qualsiasi politica finalizzata ad aumentare la capacita' delle foreste di assorbire CO2 dovra' essere collegata a obiettivi di mantenimento della biodiversita' e di equilibrio degli ecosistemi; 4) ottenere il pieno rispetto del protocollo di Montreal per quanto concerne l'eliminazione dei CFC. Per quanto concerne gli altri gas-serra, che corrispondono a circa un terzo del potenziale effetto serra e non sono attualmente oggetto di negoziati va programmato un approccio in tre tempi che veda per prima cosa la predisposizione di inventari nazionali sulle emissioni e di piani per il loro contenimento, un negoziato internazionale continuo e l'introduzione di tecnologie migliori nei settori chiave. Soprattutto per il metano la convenzione deve includere l'obbligo per tutti i paesi di introdurre \"le migliori tecnologie possibili\" per tutte le fonti di emissione di questo gas che vanno dalle fonti agricole a quelle legate alle perdite delle condotte, alle discariche; 5) un nuovo \"fondo per i cambiamenti climatici\" deve essere predisposto dai paesi industrializzati per sostenere i PVS a raggiungere gli obiettivi qui delineati. Vanno sviluppati meccanismi di trasferimento di tecnologia e incentivi di mercato. Sia i meccanismi di sostegno finanziario che quelli per il trasferimento delle tecnologie dovranno assicurare la partecipazione dei cittadini e delle associazioni ambientaliste del sud del mondo; 6) la convenzione dovra' obbligare tutti gli Stati a predisporre dei piani nazionali annuali che definiscano le emissioni di gas e le politiche per il loro controllo. Convenzione sulla biodiversita': La convenzione dovra' garantire la conservazione e la valorizzazione della diversita' biologica in tutto il pianeta con particolare riguardo per le aree del terzo mondo, naturalmente ricche di queste risorse di cui sono state tradizionalmente depredate. La convenzione per fermare l'attuale crisi di estinzione di specie animali e vegetali e valorizzare la diversita' genetica delle risorse genetiche vegetali dovra': a) garantire le risorse finanziarie nuove ed addizionali ed il coinvolgimento dei paesi con maggiore diversita' biologica nel governo della spesa; b) garantire alle popolazioni i mezzi tecnologici necessari per la valorizzazione e l'utilizzazione delle risorse biologiche nell'area di origine dando comunque priorita' alle tecnologie locali, tutelando il patrimonio di conoscenze delle culture indigene, rispettando comunque il principio del consenso informato da parte delle istituzioni locali; c) riconoscere i diritti di proprieta' culturale alle comunita' locali per le varieta' coltivate originarie; d) garantire che l'uso di biotecnologie non sia in nessun caso dannoso per la conservazione della diversita' biologica, culturale e per le comunita' locali; e) garantire: la creazione di un vasto e comprensivo sistema globale di aree protette; l'impegno dei paesi a preservare le aree del loro territorio piu' critiche per la conservazione della diversita' biologica; l'impegno a fornire risorse per questo compito ai paesi che ne sono piu' carenti; f) garantire un monitoraggio globale della biodiversita'. Protocollo sulle foreste: Allo stato attuale della trattativa difficilmente si arrivera' ad una convenzione sulle foreste temperate, tropicali e boreali entro la conferenza di Rio, tuttavia all'interno di un protocollo andranno affrontati i problemi piu' urgenti quali: a) la sospensione delle politiche che incentivano la deforestazione (finanziamenti della Banca Mondiale e altri meccanismi finanziari internazionali di progetti basati sulla distruzione delle foreste quali sviluppo di infrastrutture, dighe, strade, sfruttamento minerario, e progetti finalizzati al taglio di legname proveniente da foreste primarie) e l'interruzione dell'attuale ritmo di deforestazione. Dovranno essere introdotte politiche fiscali e commerciali volte a proteggere le foreste ed ad incentivare e sostenere iniziative di conservazione; b) la garanzia dei diritti fondamentali delle comunita' locali compresi i diritti alla proprieta' della terra; c) la riforma effettiva delle politiche di cooperazione allo sviluppo relative alle foreste; d) attuare misure volte a razionalizzare e ridurre l'uso e il consumo dei prodotti forestali (legname, carta) e a regolamentarne il commercio e l'importazione, mediante un sistema di controllo sulla provenienza dei prodotti stessi; e) finanziare progetti di gestione ecologicamente compatibile e conservativa delle foreste quali ad esempio le foreste estrattive; f) attuare opere di rimboschimento al fine di cercare boschi piantati (non primari) per il consumo del legname; g) in particolare per l'Italia e' richiesto: l'mpegno a realizzare un restauro ambientale e un'opera di rinaturalizzazione; l'avvio di politiche di rimboschimento, riforestazione e protezione delle foreste naturali; l'assicurazione che entro il 1995 tutte le importazioni di legname siano su base ecologicamente compatibile. Normative sulle sostanze tossiche e ra dioattive: I governi dovranno impegnarsi a creare un sistema sovranazionale per la valutazione del rischio e la gestione ambientalmente sostenibile dei prodotti tossici e nocivi. Un tale sistema deve assicurare: a) una rapida ed efficace valutazione del rischio associato alla diffusione nell'ambiente di sostanze tossiche (effetti ecologici e sanitari dell'esposizione cronica a basse dosi, effetti dell'esposizione a miscugli di tossici, programmi per rieffettuare test di sostanze gia' in uso, programmi per cessare la produzione di sostanze piu' pericolose, rigide normative per la gestione dell'intero ciclo di vita, dalla produzione allo smaltimento di tutti i prodotti chimici, sviluppo e diffusione di tecnologie pulite e di sistemi adeguati di trattamento e smaltimento); b) l'uniformizzazione dei sistemi di classificazione, etichettatura, imballaggio; c) l'accesso all'informazione sugli effetti ecologici e sanitari delle sostanze chimiche; d) l'impostazione di programmi di riduzione dell'uso di sostanze tossiche, in particolare per quanto riguarda i pesticidi; e) la redazione di normative atte a vietare il trasferimento transfrontaliero di scorie radioattive; f) l'introduzione di normative internazionali per la responsabilita' civile di qualunque attivita' economica, dalla produzione allo smaltimento dei prodotti. Elementi per un'agricoltura sostenibile: I governi devono definire le modalita' per adottare il principio precauzionale in agricoltura: tutti i sistemi di produzione agricola dovranno essere progettati identificando alternative all'uso di fertilizzanti e pesticidi, promuovendo tra l'altro una graduale eliminazione di tutti i pesticidi altamente tossici persistenti e bioaccumulanti entro il 2005. Inoltre andranno incentivate tecniche colturali che non distruggano le capacita' produttive dei terreni e che risparmino l'uso dell'acqua. Piano per gli oceani: La conservazione dei mari e delle loro risorse richiede il rilancio di una forte azione internazionale. I governi devono impegnarsi a preservare e gestire in modo ecologicamente compatibile le aree costiere e le zone umide che sostengono la produttivita' biologica del mare e contenere gli scarichi inquinanti entro livelli ecologicamente compatibili, a sottostare a regole e princi'pi stabiliti da organismi internazionali per l'uso delle risorse comuni, come quelle ittiche e minerarie e a garantire l'accesso equo a queste risorse per tutti i paesi. A New York occorre quindi predisporre un piano di azione per gli oceani che preveda: a) l'adozione e l'applicazione da parte di tutti i paesi della Convenzione delle Nazioni Unite sulla legge del mare (UNICLOS); b) rafforzare mandato e capacita' di azione delle convenzioni per i mari regionali, come quella di Barcellona per la tutela del Mare Mediterraneo; c) stabilire un sistema internazionale di controllo sui sistemi di pesca e di protezione di tutti i cetacei, bandendo tecniche distruttive e riconfermando il ruolo del IWC (International wailing commission) e la moratoria a tempo indeterminato sulla caccia commerciale delle balene; d) impegnare i paesi a garantire la creazione di un ampio sistema di aree protette marine e costiere; e) vietare qualunque forma di discarica di rifiuti speciali, pericolosi radioattivi in mare. (1-00012)" . "CALZOLAIO VALERIO (PARTITO DEMOCRATICO DELLA SINISTRA)" . "1/00012" . . "CAMOIRANO ANDRIOLLO MAURA (PARTITO DEMOCRATICO DELLA SINISTRA)" . "FELISSARI LINO (PARTITO DEMOCRATICO DELLA SINISTRA)" . "CAMPATELLI VASSILI (PARTITO DEMOCRATICO DELLA SINISTRA)" . . . "TATTARINI FLAVIO (PARTITO DEMOCRATICO DELLA SINISTRA)" . . "MOZIONE" . . . .