MOZIONE 1/00007 presentata da VICO LUDOVICO (PARTITO DEMOCRATICO) in data 20080529

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Atto Camera Mozione 1-00007 presentata da LUDOVICO VICO giovedi' 29 maggio 2008 nella seduta n.011 La Camera, premesso che: la liberalizzazione dei mercati mondiali avviata dall'inizio del 2005 ha dato luogo a una crescita esponenziale delle importazioni di tessili soprattutto dalla Repubblica popolare cinese; la Commissione dell'Unione europea e il ministero del commercio della Repubblica popolare cinese nel giugno 2005 firmarono un memorandum d'intesa sull'esportazione di alcuni prodotti dell'abbigliamento e di dieci categorie tessili cinesi nella Comunita' la cui applicazione e' scaduta il 31 dicembre 2007; sulla base di un'analisi dettagliata di ogni categoria del memorandum la Commissione e il ministero cinese hanno concluso che e' necessario introdurre un sistema di sorveglianza, poiche' e' forte la possibilita' che otto delle dieci categorie di prodotti tessili, soggette agli accordi del memorandum, possano subire pressioni nel 2008, a causa delle importazioni originarie della Cina; alla fine del 2008 e in assenza di una precisa presa di posizione da parte della Ue i produttori europei si troveranno a dover affrontare il libero mercato nel quale la concorrenza sleale dei prodotti contraffatti rischiera' di mettere in ginocchio importanti settori dell'economia; negli Stati Uniti nel gennaio 2004, quando sono scadute le barriere all'importazione fissate dagli accordi Wto, furono importati 18,2 milioni di camicie contro le 941 mila del gennaio 2003, con un aumento del 1.834 per cento, e il conseguente licenziamento nello stesso mese di 12.200 operai tessili americani. Sindacati, industriali e senatori repubblicani si sono appellati a Bush perche' «protegga il lavoro americano», stimando che siano 700mila i posti in pericolo negli Usa, e 200mila sarebbero in Italia; alla fine di ottobre 2007 l'Ufficio europeo per la lotta antifrode (Olaf), in collaborazione con le autorita' austriache, ha scoperto un vasto traffico illegale di tessuti e scarpe proveniente dalla Cina. La frode - organizzata tramite false fatturazioni, false dichiarazioni d'origine e la sottostima (fino a 15 volte) del valore reale di mercato - riguardava soprattutto jeans, T-shirt e diversi tipi di scarpe, prevalentemente sportive; l'Olaf ha stimato in 600mila tonnellate la quantita' di tessili e scarpe implicata finora in questo tipo di frodi e calcolato che per i soli dazi doganali l'impatto globale sul bilancio della Ue sarebbe superiore a 200 milioni di euro; in questo quadro il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione sostenuta da tutti i gruppi politici (con l'esclusione di Ind/Dem, Indipendenza e democrazia); la risoluzione sottolinea innanzitutto che il 70 per cento di tutte le merci contraffatte importate nel mercato europeo «proviene dalla Cina» e che «la meta' di tutte le procedure doganali europee contro la contraffazione riguarda il settore tessile e dell'abbigliamento»; con la predetta risoluzione il Parlamento europeo rileva la necessita' di adottare la proposta di regolamento - attualmente all'esame - sull'indicazione del «made in» per una migliore tutela dei consumatori e per sostenere pienamente l'industria europea che si fonda su ricerca, innovazione e qualita'; il Parlamento europeo rileva anche la necessita' che la Commissione si avvalga dei propri poteri per proibire che siano immessi nel mercato Ue prodotti pericolosi, anche nel caso di tessili e dell'abbigliamento, e invita la Commissione a garantire che i prodotti tessili che entrano nel mercato Ue, provenienti in particolare dalla Cina, siano soggetti a norme di sicurezza e protezione dei consumatori identiche a quelle applicate ai prodotti confezionati nel territorio Ue; il Parlamento europeo considera gli strumenti di difesa commerciale (antidumping, antisovvenzioni e misure di salvaguardia) come meccanismi essenziali di regolamentazione e legittimi per far fronte alle importazioni legali ed illegali da Paesi terzi (in particolare nel settore tessile e dell'abbigliamento) che attualmente e' aperto e non protetto dalle quote; l'11 dicembre 2007 il Parlamento europeo ha adottato ufficialmente una dichiarazione scritta sul marchio d'origine «made in» a livello comunitario, bloccato dalla nota contrapposizione tra gli Stati che rappresentano gli interessi della distribuzione e quelli che rappresentano gli interessi della produzione; in considerazione della posizione dell'Italia, Paese prevalentemente produttore, nel corso della XV legislatura la X commissione della Camera dei deputati ha adottato un testo unificato delle abbinate proposte di legge C. 664 Forlani, C. 790 Contento, C. 848 Lulli, C. 1402 Raisi e C. 1448 Conte, dopo un corposo ciclo di audizioni svolte in sede informale; la materia affrontata dal testo unificato «Norme per la riconoscibilita' e la tutela dei prodotti italiani» e' complessa specialmente in relazione alla coerenza e omogeneita' con la normativa europea vigente in materia; ma non meno forte e' l'esigenza di approvare una normativa che - in attesa che la Ue pervenga a una posizione condivisa - regolamenti il marchio d'origine a livello nazionale; il conflitto nasce in relazione a due esigenze contrapposte: tutelare i diritti dei produttori italiani contro l'invasivita' delle contraffazioni e non produrre disposizioni di legge che ostacolino la libera circolazione delle merci nel mercato europeo; di recente l'esplosione di casi eclatanti di contraffazione ha reso evidente la necessita' di elaborare strumenti adeguati a tutelare i consumatori europei, per cui dovrebbe aumentare le possibilita' di approvare una disciplina comunitaria sulla tracciabilita' dei prodotti; la X Commissione nella XV legislatura si e' orientata a predisporre una normativa che tuteli il diritto dei consumatori alla salute e il diritto dei produttori a contrastare le frodi commerciali, tentando nel contempo di recepire le osservazioni formulate negli anni scorsi, a livello europeo, sui testi elaborati nelle precedenti legislature; il testo elaborato dalla X Commissione segna un primo importante passo in questa direzione, prevedendo che i produttori possano adottare il marchio «100 per 100 made in Italy» volontariamente, non entrando cosi' in rotta di collisione con la normativa europea; buona parte dei prodotti che a livello mondiale vengono spacciati per italiani non lo sono; per l'Italia e' imprescindibile trovare qualche forma di tutela dalle contraffazioni, il che ha prodotto una sostanziale unanimita' di giudizio sul testo predisposto nella X Commissione; in attesa dell'approvazione di una normativa europea, necessaria anche alla luce di sistematiche violazioni dei diritti di proprieta' intellettuale e delle norme ambientali e sociali, inerenti alla dignita' del lavoro, per garantire eque condizioni di concorrenza, tanto piu' dopo l'ingresso della Cina nell'Organizzazione mondiale del commercio; l'accordo di adesione della Cina all'Omc consente a tutti i membri dell'organizzazione, compresa la Ue, di applicare misure di salvaguardia nei confronti di importazioni dalla Cina fino al termine del 2008, qualora cio' dovesse essere necessario; e' d'altra parte ovvio che una normativa piu' rigida deve essere applicata in primo luogo alle molte attivita' «in nero» che fanno dell'Italia il quarto Paese produttore di merci contraffatte; tali produzioni nelle intenzioni del legislatore si devono distinguere anche sul versante ambientale e della salute, con la promozione di oggetti di lunga durata, per rispondere alle esigenze di uno sviluppo sostenibile; e' a tal fine necessario collegare marchio, tracciabilita' della filiera tessile-abbigliamento, materiali riciclabili e di lunga durata, rispetto delle regole in materia di lavoro, associando tale specifica normativa ad una forma piu' estesa di etichettatura obbligatoria sulla provenienza dei capi di abbigliamento che circolano all'interno del territorio nazionale, impegna il Governo a sostenere in sede di Unione europea la posizione italiana sul marchio d'origine e sull'etichettatura dei prodotti, quale punto di partenza per una negoziazione e un confronto che abbia alla base la tutela del consumatore europeo e il contrasto del fenomeno del dumping sociale ed ambientale. (1-00007) «Vico, Lulli, Sanga, Ventura, Zunino, Boccia, Zucchi, Giovanelli, Amici, Bellanova, Froner, Lovelli, Ginefra, Capano, Rugghia, Peluffo, Rampi, Velo, Benamati, Marchioni, Bordo, Boffa, Codurelli, Fogliardi, Farinone, Federico Testa, Portas, Calearo Ciman, Grassi, Servodio, Marco Carra».
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MOZIONE 
AMICI SESA (PARTITO DEMOCRATICO) 
BELLANOVA TERESA (PARTITO DEMOCRATICO) 
BENAMATI GIANLUCA (PARTITO DEMOCRATICO) 
BOCCIA FRANCESCO (PARTITO DEMOCRATICO) 
BOFFA COSTANTINO (PARTITO DEMOCRATICO) 
BORDO MICHELE (PARTITO DEMOCRATICO) 
CALEARO CIMAN MASSIMO (PARTITO DEMOCRATICO) 
CAPANO CINZIA (PARTITO DEMOCRATICO) 
CARRA MARCO (PARTITO DEMOCRATICO) 
CODURELLI LUCIA (PARTITO DEMOCRATICO) 
FARINONE ENRICO (PARTITO DEMOCRATICO) 
FOGLIARDI GIAMPAOLO (PARTITO DEMOCRATICO) 
FRONER LAURA (PARTITO DEMOCRATICO) 
GINEFRA DARIO (PARTITO DEMOCRATICO) 
GIOVANELLI ORIANO (PARTITO DEMOCRATICO) 
GRASSI GERO (PARTITO DEMOCRATICO) 
LOVELLI MARIO (PARTITO DEMOCRATICO) 
LULLI ANDREA (PARTITO DEMOCRATICO) 
MARCHIONI ELISA (PARTITO DEMOCRATICO) 
PORTAS GIACOMO ANTONIO (PARTITO DEMOCRATICO) 
RAMPI ELISABETTA (PARTITO DEMOCRATICO) 
RUGGHIA ANTONIO (PARTITO DEMOCRATICO) 
SANGA GIOVANNI (PARTITO DEMOCRATICO) 
SERVODIO GIUSEPPINA (PARTITO DEMOCRATICO) 
TESTA FEDERICO (PARTITO DEMOCRATICO) 
VELO SILVIA (PARTITO DEMOCRATICO) 
VENTURA MICHELE (PARTITO DEMOCRATICO) 
ZUCCHI ANGELO (PARTITO DEMOCRATICO) 
ZUNINO MASSIMO (PARTITO DEMOCRATICO) 
PELUFFO VINICIO GIUSEPPE GUIDO (PARTITO DEMOCRATICO) 
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